La magia del Natale

Scritta da Magamagò su aprile 15, 2017
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foto di BDV

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E’ la vigilia di Natale, la notte del 24 dicembre, per essere chiara, ed io sono di guardia in Rianimazione; ho scelto io questo turno, tanto mio marito è reperibile chirurgo, la bimba è a casa coi nonni… sistemato tutti, così domani saremo liberi di festeggiare. Abbiamo anticipato solo l’apertura dei regali che stavano sotto l’albero già da un po’. A casa mia si aprono il 24 sera, a casa di mio marito si aprirebbero il 25 mattina ma naturalmente ha vinto la mia tradizione, complice anche nostra figlia che non vedeva l’ora.
Sembra una notte tranquilla, con pochi pazienti e tutti stabili: l’ultima arrivata è una nonnina di 90 anni a cui un embolo ha tolto quel poco di lucidità che l’Alzheimer aveva risparmiato. Fa tenerezza, sembra un uccellino caduto dal nido, piccolina,come me, magrolina; era una professoressa di lettere quando era nei suoi panni, molto amata e rispettata dai suoi alunni mi dicono, e che viveva per la sua “missione “. La definiva così la sua professione. Ogni lavoro, se svolto con impegno e passione è una missione da portare avanti nel mondo, diceva mia madre.
E’ una notte tranquilla e siccome siamo una Rianimazione aperta permettiamo ai familiari di entrare e stare il più possibile accanto ai loro cari.
Ma stanotte fuori nel corridoio ad aspettare c’è solo la figlia della nonnina; ci passa le giornate nel corridoio, su di una sedia, lo sguardo perso fuori dalla finestra, immobile. Le faccio cenno di entrare, cerco di allacciare un rapporto.”Niente festeggiamenti?” La frase cretina (inopportuna avrebbe sottolineato mia madre con la matita blu) mi scappa di bocca, sto per scusarmi quando lei mi risponde alzando le spalle: “La mia famiglia è qui”.
Poi si siede accanto al letto, le prende la mano, quella senza pulsiossimetro al dito e gliela stringe forte forte. Ha imparato subito le regole e i rituali di questa “stazione”e li osserva scrupolosamente, meticolosamente, per non essere la causa involontaria di un allarme. Non abbia paura -la rassicuro- sappiamo distinguere i falsi allarmi da quelli pericolosi.
“Non ho paura -mi risponde- ma sono una bibliotecaria, e ho rispetto per le cose e sono meticolosa di natura, oltre che per abitudine lavorativa “. Mi spiazzano le sue parole,e non è la prima volta;delle persone che incontro qui dentro so sempre troppo poco. Conosco i bisogni essenziali, a volte le aspettative di vita, l’amore che c’è intorno a loro, siano sani o malati. Ma non basta, non basta mai.
“Le parli, le racconti qualcosa di voi, dei bei momenti passati insieme. parli del passato ma non del futuro, forse la sua mamma lo conosce fin troppo bene, meglio di noi, e non vorrei vederlo riflesso nel suo viso”.
Lei mi guarda, annuisce, e poi inizia a parlare, ora guardando la mamma, ora guardando me, ora fissando la mano sottile che stringe nella sua.
“Lo sai mamma che giorno è oggi? Il 25 dicembre: ricordi, lo chiamavi sempre così. Fra qualche ora metterai al mondo due bimbe bellissime, due gemelline adorabili, eterozigote, come sottolineava sempre il professorone che ci aveva aiutate a nascere. E tu, facendo la finta tonta, quella che non ne conosce l’etimologia, pur avendo insegnato greco per una vita, gli chiedevi: “E che significa?” “Che saranno gemelle diverse.” rispondeva con sussiego il professore. E tu allora scoppiavi a ridere, con la tua risata travolgente : “Ma i figli sono sempre diversi, anche nelle somiglianze”.
E’ vero, è stato proprio così, ma tu sei stata una mamma uguale per tutte e due, e nello stesso tempo la mamma che ognuna di noi avrebbe voluto avere, e di cui aveva bisogno. Siamo nate alle 3 di notte del 25 dicembre, ma tu ci facevi sempre due regali, uno per il compleanno e uno per il Natale, fino all’anno scorso. Quest’anno no, quest’anno ci hai fregate.”
Io mi allontano con una scusa di lavoro e con un groppo in gola.
Poi torno, sono le 3, torno e l’abbraccio e le dico: Buon compleanno!
E lei mi risponde: Buon compleanno, sorella mia!

Magamagò

Lo so che è Pasqua, ma c’è poca magia a Pasqua.

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