Archive for novembre, 2015

Solidarietà

Posted by Nanu on novembre 18, 2015
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foto di RdR

foto di RdR

A: Un paziente HIV positivo per un rapporto sessuale occasionale, recentemente operato per un carcinoma esofageo.

B: Un giovane ragazzo con morbo di Still in attesa di intervento chirurgico per acalasia esofagea.

C: Un giovane albanese operato d’urgenza per una perforazione gastrica qualche ora dopo il suo approdo sulle coste italiane.

Tre storie lontane, in comune il corridoio di un ospedale. A chiede ai suoi figli di acquistare del vestiario per C che non possiede altro in Italia che i vestiti che indossa, consola la mamma di B in attesa dell’intervento, e si precipita dal giovane B appena rientrato dalla sala operatoria per un saluto. La mamma di B assiste ormai quotidianamente suo figlio e C, la cui mamma è troppo lontana. C racconta la sua storia e rassicura B sulla riuscita dell’intervento, al suo rientro dalla sala gli mostra le sue stesse foto poco dopo l’operazione per dirgli quanto presto tornerà anche lui a sorridere.

La solidarietà nel dolore tra le corsie di un ospedale avvicina storie lontane e offre la possibilità di scoprirsi migliori, ed anche nella malattia utili, e talvolta perfino essenziali per gli altri. È a questo che voglio pensare in quei giorni in cui questo lavoro vorrei non averlo scelto.

Nanu

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Dimissioni

Posted by Rachele on novembre 06, 2015
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Foto di EG

Foto di EG

ETC, Sierra Leone, 4 Marzo 2015: dimissioni di Fisher e di Emannuel

EMANNUEL

Il 3 gennaio viene ricoverato Emannuel, trasferito da un altro ospedale insieme al nonno e a due cugini. Le sue condizioni sono fin dall’inizio molto gravi, diarrea profusa, sanguinamenti dalle mucose e severa disidratazione, dolori addominali e stato di agitazione. Lui nemmeno si rende conto ma nel giro di una settimana tutti i suoi parenti ricoverati nella stanza accanto muoiono nonostante le cure intensive. Le condizioni di Emannuel peggiorano nel corso dei giorni e i parametri respiratori e renali indicano che non è in grado di andare oltre senza l’aiuto delle macchine, decidiamo di intubarlo e di iniziare una dialisi. E’ il nostro primo paziente intubato, per cui siamo molto cauti nelle manovre e attenti nell’assistenza infermieristica. Le condizioni di Emannuel rimangono critiche per diversi giorni e non consentono di svegliarlo per diverse settimane poi piano piano lui comincia a risvegliarsi, la coscienza riaffiora, pur molto debole pensiamo si possa tentare una estubazione. La scommessa è vinta, giorno dopo giorno lui torna al mondo, reimpara a mangiare e bere con enormi difficoltà e poi anche a parlare. Dopo due mesi di permanenza nella “zona rossa”, ci chiede un telefono per chiamare la sua famiglia, è il tempo della dimissione ormai e con enorme gioia di tutti noi lo accompagniamo alla porta e lo riconsegniamo ai suoi parenti, le emozioni, il pianto e il riso sono di nuovo presenti sul suo viso così come nei suoi parenti che ormai non ci speravano più. E’ stata durissima ma la vita ha vinto questa volta.

FISHER

Fisher fa parte di un gruppo di pescatori che ha contratto una forma gravissima di Ebola. Ci viene trasferito insieme ad altri 13 pescatori che si sono ammalati durante una battuta di pesca contraendo la malattia da uno di loro che è morto durante il viaggio.

Lui è un ragazzone di 25 anni forte e gentile, le sue condizioni sono critiche fin dall’inizio, ha i polmoni pieni di liquido, fatica a respirare, la funzionalità renale gravemente compromessa. Davanti a lui, uno dopo l’altro muoiono tutti i suoi compagni ammalati. La notte che va in edema polmonare non abbiamo ventilatori disponibili, sono tutti occupati, decidiamo di provare a dializzarlo in mondo da riuscire a portarlo al mattino. La morte di un paziente è la salvezza di Fisher. Lo intubiamo e ventiliamo e continuiamo a sostenere i parametri vitali con farmaci e con la dialisi. Le sue condizioni migliorano, guarisce dall’Ebola ma il suo risveglio è molto lento. Anche lui piano piano torna al mondo dei vivi e finalmente viene estubato e ricomincia a bere e a rialimentarsi. Ci dice che ha una moglie e tre figli che per fortuna stanno tutti bene, vuole chiamare la sua mamma che se lo viene a riprendere dopo un mese di ospedale. Sono abbracci, lacrime e tanta gioia per noi e per loro. Torna a casa Fisher, ne è valsa la pena anche solo per te.

Rachele

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