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La morte è un viaggio?

Posted by supergiovan8 on gennaio 16, 2016
emozioni / Nessun commento

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“E vado via, vado via 

prendo il largo 
nessuno mi sentirà 

Vado via e insieme a me 
verso oriente 

c’é il sole che nasce la “

(Verso Oriente – Timoria)

 

Dopo una domenica in famiglia purtroppo caratterizzata da un paio di screzi, che mi hanno demolito il morale, e un pisolino di quattro ore è giunta l’ora di montare notte. Fuori piove a dirotto e il vento ulula peggio di un coyote.

In guardiola c’è la collega del pomeriggio che mi accoglie sorridente. Lei ormai qualche mese fa mi ha accolto e fatto amare la cardiochirurgia e credo rimarrà a lungo un punto di riferimento. Ora la mia giornata cambia un po’ e mi sento più tranquillo, meno incazzoso.

Mi racconta della serata precedente trascorsa con la famiglia quando a un certo punto, spiazzandomi, a caso nel mezzo del discorso, fa: “…ah è morto Tizio! Emotorace massivo, han provato a rianimarlo in stanza tendandole proprio tutte ma non ce l’ha fatta!”.

Bestemmio a bocca chiusa. Una sensazione di disagio mi pervade. Sono allibito, incredulo, ancor più incazzato.

Ieri, poche ore dopo che era salito dalla rianimazione, lo salutavo mentre gli mettevo su un Lasix in 250. La moglie mi chiedeva se andava tutto bene e dopo averla rassicurata salutavo lei, il figlio e mi davo appuntamento alla sera successiva con quell’uomo, quel fratello, quel marito, quel padre sempre in quella stanza, dove sarebbe stato adornato da qualche tubo in meno.

Ora, invece, c’è una famiglia che piange e un padre, un marito, un fratello, un uomo in meno. Questo è terribile e ingiusto. È terribile questa precarietà. È terribile la malattia e in questa notte mi viene da odiare un po’ l’ospedale, quest’ultimo capro espiatorio di un male invincibile.

La malattia è ingiusta e terribile, ma è.

La notte è quasi finita. Il vento fischia ancora come per accompagnare più velocemente la sua anima in un luogo adeguato. Lo spero tanto.
Il sibilo, però, è anche per me, per non farmi sentire troppo solo in una notte troppo calma, troppo lunga, troppo dura.

Mai dura, però, come quella di quel fratello, quella moglie, quel figlio a cui il fato ha strappato un affetto gigante senza che nemmeno si immaginassero che la sera prima lo avrebbero salutato per sempre.
Il colpo di grazia arriva mentre faccio i prelievi: tra le tante provette ci sono ancora le sue.
Prima di cestinarle un po’ di mal di stomaco e un’ultima considerazione: ieri la mia giornata è stata decisamente fantastica.

Addio uomo, addio fratello, addio marito, addio padre.

Supergiovan8