Archive for giugno, 2017

Soffi cardiaci (San Valentino)

Posted by Gigi on giugno 29, 2017
poesie / Nessun commento
foto di MV

foto di MV

Rumori. Che si provocano per una vertigine del sangue,

un moto vorticoso che fa vibrare le valvole e il cuore intero.

A volte più intensi e accompagnati da un fremito,

quando accosti la mano, superando il pudore, per palpare il petto.
Musicali per l’orecchio, o come un canto di gabbiano, oppure aspri, perfino duri.

Nei giovani sono innocenti,

come se il muscolo emettesse un sospiro adolescenziale,

benigni come i primi amori.
Nell’anziano sono rudi,

segno di malattia come le tracce profonde della vita,

frutto di indurimento delle valvole e di tutto il cuore.

Organici alla condizione e all’età, senza più ideali.
E che succede se il cuore batte all’impazzata?

Sbuffa, soffia, come una locomotiva a vapore,

con la pressione che sale e le ruote che accelerano…

Una stenosi aortica – calcifica – è una pena profonda,

che nella difficoltà ti stringe come una morsa.

Un cuore che si tormenta con un rombo cupo, che cresce,

spinge fuori il sangue, poi prende fiato, poi risale di nuovo.

Un ritmo faticoso da tenere, che va fuori fase e a volte fibrilla.
E la polmonare stenotica non è da meno,

anche se il destino vuole che sia più fortunata, mai così grave.

Ma se sono le valvole atrio-ventricolari (la mitrale! la tricuspide!)

che ti portano in sala motori – la sala da spinta dei ventricoli –

ad essere difettose, insufficienti, a non tenere più,

allora tutto torna indietro,

il sangue che dà vita ti rimbalza contro,

in un va e vieni infinito: olosistolico, quel maledetto soffio!

Se ti va bene.
Già, perché se il danno è severo

ti frega anche la diastole: allora si che balli.
Ma puoi scegliere: puoi ballare solo all’inizio

– e la chiamano protodiastole… –

quando il sangue proprio non ce la fa ad andare avanti,

ritorna a casa mogio mogio dall’arteria polmonare o dall’aorta,

perché la guardia delle valvole è insufficiente

e pietosamente lo lascia rientrare.

E il sangue, quando si accuccia in punta al ventricolo,

rulla come il vecchio pirata su una nave fantasma: il rullio di Austin Flint.

Se invece è l’entrata attraverso la guardia mitralica o tricuspidalica

ad essere serrata, stenotica, ti toccherà rullare per tutta la diastole,

e peggio per te verso la fine, ché si contrae anche l’atrio.

**************

Anche se fuori tutto è magnifico
Non lo prenderò come un rimprovero
È possibile abbia sogni sbagliati
Un po’ illusi al momento
Mi appartengono

Gigi

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Testamento

Posted by Magamagò on giugno 15, 2017
emozioni / Nessun commento

Foto di NC

 

TESTAMENTO: dal greco diatheke “patto”
Come dite dottorè? Si lo so cos’è il testamento biologico, o dichiarazione anticipata di trattamento. Non ho studiato molto ma mi tengo aggiornata, leggo, guardo la televisione e se non capisco qualche parola guardo nel vocabolario, o domando a qualcuno perché tante parole nuove o straniere nel mio vecchio vocabolario non ci stanno. E poi penso, ragiono; ho tanto tempo ora, e il corridoio davanti alla Rianimazione è così tranquillo, così silenzioso. E sono d’accordo, penso che sia giusto decidere tutto della propria vita: cosa leggere, quale scuola frequentare, quale professione intraprendere, chi sposare, a quanto andare in macchina…

Prendiamo tante decisioni  nella vita che anche l’ultima spetta a noi. E se non ci arriviamo dobbiamo essere aiutati, perché non si è tanto autonomi con un tubo in gola, un tubo per fare pipì, un tubo per mangiare, non si è tanto autonomi se non si muove neanche un dito, si battono solo le palpebre; e invece i neuroni, quelli sì che si muovono, con le sinapsi a posto e con le idee chiare in testa, ma costretti in un modo che non si augurerebbe neanche al peggior nemico.

E se poi il cervello non c’è più, o quasi, allora si deve avere il diritto di essere aiutati nell’ultima decisione, quella pensata magari tanto tempo prima ma mai rinnegata.

Come dite dottorè? Dovete mettergli un altro tubo? Se serve fate pure.

Vi ricordate tutto quel putiferio riguardo a quella bella ragazza in coma, quella col padre che voleva scegliere per lei e liberarla, e condannare se stesso ad una vita con questo macigno addosso? Se invece di far circolare quella bella foto, quell’immagine di un momento felice, avessero pubblicato una foto di com’era diventata dopo anni di coma passati in ospedale, sia pure con tutti i riguardi, scommetto che molti “benpensanti” non avrebbero più gridato all’omicidio.

Dite che parlo troppo dottorè? Scusate, sì mi metto tranquilla, e certo che risponderò alle vostre domande. Non posso fare altro per lui.                         

Sì, non aveva malattie prima, sì era sano come un pesce il figlio mio, era anche donatore di sangue, ed era bello come il sole, tutto suo padre.

No, non mi aveva detto nulla, mi aveva sorriso… anzi no mi aveva detto “ci vediamo presto “, e poi se n’era andato.
A buttarsi dal ponte se n’era andato, con le pietre nelle tasche per affogare prima, prima che un’ultima voglia di vivere lo spingesse a nuotare verso la superficie.
Ma poi si salva, sì?
Ah, dite di no, che le cellule cerebrali sono state irrimediabilmente compromesse dall’anossia prolungata, che l’EEG è piatto da giorni, e ora non ce la fa più a respirare da solo. Ma il cuore è forte, dite.
E non vi rattristate per me, dottorè , sapete che si fa? Doniamolo a qualcuno questo cuore, e anche il resto, reni, polmoni, cornee, fegato, tutte quelle parti sane di lui che ancora restano e che  amavano la vita. Non come il suo cervello che come direttiva di fine vita lo ha portato su quel ponte a 20 anni. Il cervello è suo, ma il resto è mio, mio che sono la madre, che l’ ho messo al mondo, ma al mondo  ci siamo solo noi due, e dunque spezzettiamo questo figlio mio e facciamo vivere altri figli, in sua memoria. Questo deve essere l’unico testamento valido.
Sì mi calmo, sono calma, ma ora dottorè scusate, lo vado a salutare, a dirgli ” ci vediamo presto “, e poi le firmo tutte le carte che servono perché così avrebbe voluto fare il figlio mio, io lo so:

Magamagò

Per fortuna mia è tutta fantasia, ma credo molto in tutto quello che ho scritto.

Manca qualcosa?

Posted by Giramondo on giugno 01, 2017
cronache / 3 Commenti
foto di NC

foto di NC

La guerra in Afghanistan (quest’ultima intendo…) è iniziata nell’Ottobre 2001…
Sì lo so, mi sembra già di sentirvi… ma che palle questo qui con la guerra in Afghanistan, e ormai non ne parla più nessuno, e cosa c’è da dire ancora, il solito pacifista rompiballe…
ALT, fermatevi un momento.
Rilassatevi, tranquilli… dedicatevi questi 10 minuti per finire di leggere.
Nessuna retorica pacifista.
Nessuna argomentazione politica da proporre.
Sono solo un chirurgo che lavora da dieci anni in paesi in guerra, e circa la metà di questi anni li ho passati in Afghanistan. Volevo semplicemente condividere alcune descrizioni cliniche dell’ultima settimana di ammissioni nell’ospedale dove attualmente lavoro, nel sud dell’Afghanistan.
Vediamo un po’.
A un bambino di 10 anni ferito da mina manca una gamba.
Ad una bambina di 12 anni ferita da mina mancano le due gambe e la mano destra; in poche parole, se sopravvive, avrà bisogno per tutta la vita di qualcuno che la spinga in sedia a rotelle perché con una mano sola proprio non si può.
Ad un bambino di 15 anni ferito da schegge di un missile mancano entrambi gli occhi; avrà bisogno per tutta la vita di qualcuno che lo aiuti a fare tutto.
A un bambino di 14 anni mancano una gamba, l’ano ed il pene, portati via da una mina; adesso però in più ha una colostomia ed un catetere sovrapubico che porterà per tutta la vita.
Ad una bambina di 4 anni (quattro anni) manca la parola: un proiettile le ha portato via lingua e mandibola ma le ha regalato una tracheotomia per respirare ed una gastrostomia per nutrirsi.
Anche ad un altro ragazzino di 16 anni manca la parola. A lui però la pallottola ha portato via il cervello temporo-parietale sinistro con l’area di Broca: è arrivato in pronto soccorso con la materia cerebrale che colava sulla barella e sul pavimento. Il suo Glasgow Coma Scale era 10, per cui abbiamo chiuso la sua ” dura mater ” con un bel patch di fascia lata della coscia; andrà a casa così: muto, parlando con gli occhi e paretico a tutto l’emisoma destro.
Diciamo che questi sono solo pochissimi casi di questa settimana; le ammissioni giornaliere variano dalle 5 alle 15 al giorno, ogni giorno; vengono ammessi solo ed esclusivamente feriti di guerra. Fate il conto in un mese, fate il conto in un anno.
Questo Ospedale ha 90 letti… sempre pieni.
Questa guerra, dicevo, dura ormai da 16 anni ( più o meno tre volte la durata della Seconda guerra mondiale, tanto per capirci ).
Alle persone che vivono qui cosa ha portato ?
Sono PERSONE, come me, come te che mi leggi. Sono esseri umani.
Sono bambini, bambini normali… bambini come tutti i bambini.
Manca qualcosa? Manca il senso di appartenere tutti alla stessa famiglia umana.
MANCA UMANITÀ.
NON C’È NESSUNA PIETÀ.

Giramondo

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