ombre

Posted by il forestiero on agosto 19, 2009
cronache / Nessun commento

Sono le 3.45 di un freddo autunno, il più freddo che io ricordi ma non è solo una questione atmosferica.

Un lampeggiatore blu si ferma davanti alle porte scorrevoli del pronto soccorso, due ambulanzieri entrano stancamente e sbarellano un corpo davanti al triage. “Dove lo mettiamo?” – chiede il più anziano dei due – “chi è?” – risponde una voce altrettanto assonnata dall’altra parte del vetro – “Boh, era addormentato su una panchina nel parco vicino ad una bottiglia vuota ed un carrello della spesa stracolmo di cianfrusaglie, credo sia la sua casa; noi, sulla nostra scheda, lo abbiamo segnato come Sconosciuto”. “Mettetelo li” – continua l’assonnata voce – “smaltirà la sbronza, poi domani… vedremo”.

 Sconosciuto? Il solo fatto che noi ignoriamo l’identità di una persona, la sua storia, il suo passato, non ci autorizza a cancellarne l’identità ed a crearne una temporanea dal nome “Sconosciuto” e che domani servirà per qualcun’altro. Non sarebbe meglio chiamarlo “Panchina Parco”? almeno avrebbe un nome e un cognome che ne racconta la storia, perlomeno quella più recente.

Quel corpo adagiato goffamente davanti al triage c’e l’ ha un’identità, l’ha solo dimenticata o, forse, non la vuole più rivelare. Si chiama Antonio, ha 60 anni, una casa, una famiglia, o per lo meno li aveva, una moglie, una figlia, un lavoro. 12 anni fa ha perso il lavoro, e da li a poco la moglie e la casa, la figlia chissà; al loro posto ha preso una bottiglia per compagna e un parco per casa con una panchina per letto. Da allora Antonio si aggira tra il parco nei periodi più caldi e la stazione in quelli più freddi. Da allora Antonio, con tutta la sua storia, è stato avvolto da un’ombra scura, resa ancora più fredda ed impenetrabile dall’indifferenza della gente. Da allora Antonio ha smesso di essere Antonio e per tutti è diventato una delle tante ombre che all’imbrunire popolano le nostre città e, con il sorgere del sole tendono ad accorciarsi senza mai svanire totalmente ma che, ogni sera, riprendono a sopravvivere in fredde città popolate da gente come noi che, al calar del sole, si ritira negli affetti dei propri cari e di giorno può far finta di non accorgersi di quelle tenui ombre come se non esistessero. Da allora Antonio, come tutte le altre ombre, lotta – o forse non lotta neanche più – contro la fame, il freddo, le malattie, l’ignoranza e la fredda indifferenza della gente.

Ore 5.30. Il pronto soccorso è ormai quasi deserto, le persone, quelle con un nome e un cognome, che hanno cercato aiuto in questo rifugio sono state tutte schedate, visitate e, in qualche modo, sistemate.

“Dottore, ce ne sarebbe ancora uno” – dice la voce sorseggiando un caffè ristoratore e, ormai, non più tanto assonnata.

Antonio non si sveglia, respira affannosamente ed ha la febbre alta quando viene accompagnato in radiologia dove una radiografia del torace non può che confermare una polmonite estesa a tutti e due i polmoni – del resto è difficile combattere contro la polmonite quando non si mangia per giorni e si dorme in luoghi freddi ed umidi (anche perché una stupida ordinanza ha chiuso le stazioni durante le lunghe e fredde notti invernali in nome di un presunto decoro e discutibili norme igieniche).

Da li a poco Antonio smette di respirare e silenziosamente, come entrato, senza disturbare nessuno, se ne va.

 “E’ morto?” – chiede l’ormai non più assonnata voce – “Si” – risponde il medico – “ma come si chiamava? – continua – “Non aveva un nome…” – risponde la voce cominciando però a capire che non poteva essere così – “allora metterò Sconosciuto!” – conclude il medico – “No!” – tuona la voce – “Lui era Antonio, o Franco, o Giovanni,  o semplicemente Ombra … lui era tutti noi ma non era Sconosciuto!”

Buonanotte Antonio, ora riposa tranquillo lassù, a te auguro che la scura e fredda ombra con cui ti abbiamo avvolto svanisca e si illumini di mille colori che ti guidino nella tua nuova vita.

Buonanotte Franco, o Giovanni, od Ombre a voi auguro che, se proprio dovrete incontrarci, sia solo per essere avvolti di mille luci colorate che possano riscaldarvi e sfamarvi nel freddo mondo che vi circonda. Buona notte amici miei, a tutti noi auguro che la nostra fredda indifferenza non finisca per avvolgerci e trasformarci in fredde e scure ombre.

il forestiero

Tags: