A: Un paziente HIV positivo per un rapporto sessuale occasionale, recentemente operato per un carcinoma esofageo.
B: Un giovane ragazzo con morbo di Still in attesa di intervento chirurgico per acalasia esofagea.
C: Un giovane albanese operato d’urgenza per una perforazione gastrica qualche ora dopo il suo approdo sulle coste italiane.
Tre storie lontane, in comune il corridoio di un ospedale. A chiede ai suoi figli di acquistare del vestiario per C che non possiede altro in Italia che i vestiti che indossa, consola la mamma di B in attesa dell’intervento, e si precipita dal giovane B appena rientrato dalla sala operatoria per un saluto. La mamma di B assiste ormai quotidianamente suo figlio e C, la cui mamma è troppo lontana. C racconta la sua storia e rassicura B sulla riuscita dell’intervento, al suo rientro dalla sala gli mostra le sue stesse foto poco dopo l’operazione per dirgli quanto presto tornerà anche lui a sorridere.
La solidarietà nel dolore tra le corsie di un ospedale avvicina storie lontane e offre la possibilità di scoprirsi migliori, ed anche nella malattia utili, e talvolta perfino essenziali per gli altri. È a questo che voglio pensare in quei giorni in cui questo lavoro vorrei non averlo scelto.
Nanu