Lui è arrivato per una telefonata fatta troppo tardi ma non abbastanza tardi.
Aveva una siringa nel braccio dicono, a sinistra, no… forse a destra, no… non so se fosse accanto a lui…. Non ha segni però.
“In un prato, da solo, non aveva documenti” “È un tossico di sicuro e i documenti glieli hanno presi”.
Ma… è pulito. È abbronzato, dorato, non come chi lavora, non come chi sopporta il sole, odiandolo, cuocendoci sotto. Ha un’abbronzatura bella, di chi ha goduto al sole, si è rilassato, ha letto, parlato, bevuto.
Ha le unghie curate, di chi ha tempo per curarsele.
Le mani non sono dure, non ha le mani di chi si butta a terra sfatto dal veleno che ti fa godere del bene e ti abitua a godere del male, non sono le mani di chi dorme a terra in un marciapiede e non sente nè il freddo nè il caldo.
Gli occhi grandi senza odio. Non di chi ti urla che gli hai fatto perdere chissà quanto per la sua dose, quando gli fai il narcan, e lui ti odia perchè dovresti provarlo tu, ti dice.
Ha un fisico asciutto, muscoloso, di chi mangia “proteine” chè così gli hanno detto in palestra. Di chi donne ne ha una, ma anche un’altra e un’altra, che tanto lui non è geloso. Ma non ha nessuno accanto, adesso che le sue mani cominciano a gonfiare perchè lui comincia, forse, a non esserci più. Non ha l’N-20… ma non ha un nome! non ha un’età non ha una lingua parlata, non ha più nemmeno un colore di occhi, perchè questi gonfiano e non ci capisci più niente.
Poi arrivano “due”. Non hanno la divisa ma si capisce chi sono. Lei, tosta, si rabatta in una borsa da fotografa cercando un metro: ha un’altezza adesso. Lo sta fotografando con i suoi tubi, i suoi cerotti, i suoi sogni, i suoi occhi gonfi e i suoi capelli a spazzola così curati, un po’ grigi ma… “il grigio piace, gli avevano detto”. Foto, impronte, e foto e metro, e misuralo e guardalo e..
Ci interrogano “chi l’ha trovato?” … “non si sa, è scappato”….
“dov’era?”…. “ In un parco”….
“Ah, è uno pulito. Si sarà fatto per la prima volta. Per quanto ne ha?” …. “ Non lo sappiamo. È in coma, non reagisce.”
Vorrei morisse con un nome, con una persona accanto. Forse è un “clandestino”. E se lo è… lui è nessuno, lui non esiste. Forse la sua abbronzatura era il suo colore, da Magrebino o da Sudamericano.
Forse, boh, chissà. Però è morto senza essere qualcuno.
Nina-il gabbiano