sei tu

Posted by Shadow on giugno 25, 2010
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Ho guardato nel profondo dei tuoi occhi cercando di comprenderti ma, ho visto tutto quello che di me mai avrei voluto vedere. Ho visto la mia fragilità e la mia insicurezza, i miei sensi di colpa e i miei complessi, le mie paure e la mia insofferenza, ho visto le mie tenebre e i miei demoni…

E’ stato un vortice di emozioni quella notte, quella settimana, quel periodo… mi sono trovata cresciuta di colpo, come donna, come medico.
Tu stavi male, peggioravi di ora in ora, quasi di minuto in minuto ed io mi districavo tra i fili del saturimetro, quelli del monitor, le flebo legate all’asta dell’armadio, il fonendo che non trovavo mai ed avevo sempre al collo, la diuresi, i cambi di terapia, in una folle gara contro la morte. Ma io sono quella che fa diagnosi appena il paziente entra in ambulatorio, io la regina degli edemi polmonari, non potevo non salvarti, non tu. Ti cambiavo le flebo compulsivamente, ti rivalutavo con una frequenza fuori da ogni logica, io dovevo… lo dovevo a te e lo dovevo al mio ego, perché dovevo dimostrare a me stessa che, a dispetto di tutto e tutti, ce l’avrei fatta anche questa volta…ma non ci riuscivo, e mi sentivo piccina piccina, ero lì non potevo fare più niente, niente bastava, rincorrevo la morte senza mai raggiungerla, mi sembrava per un momento di averla afferrata per il mantello ma subito si dissolveva e le mie mani erano di nuovo vuote, inconsistenti. E tu eri una candela in balia di un vento troppo forte e io non ti riparavo, non riuscivo a evitare il tuo declino, l’innescarsi di una cascata ormai inesorabile. Mi prendevano in giro, tutte le volte che ti ho momentaneamente ripreso “Elena batte Gesù Cristo 2-0″ mi dicevano, la sicurezza tornava e con essa una nuova speranza, ma anche se avevo vinto qualche battaglia, la guerra era un’altra cosa, nel mio profondo sapevo che non avrei vinto. Allora mi sono sentita inadeguata come per la maggior parte della mia vita, ho provato quell’orribile sensazione di non essere mai abbastanza. Poi ho capito, ho mollato, avevamo perso. Quindi la decisione di aiutarti nel percorso, l’ultima dimostrazione del bene di chi era lì quella notte, della mia stima ed affetto infiniti. Tu mi hai preso le mani, come facevi sempre, me le tenevi a lungo tra le tue, quelle mani così belle, da scultura, che ho potuto amare nuovamente, e mi hai guardato dritto negli occhi, con le tue iridi azzurre e mentre io mi perdevo nel mare della tua sconfinata consapevolezza, tu mi hai detto “Elena, io mi fido di te”. E in quel momento io ho fatto i conti con la mia impotenza, con la mia inesperienza, con la mia presunzione, la mia inadeguatezza umana e professionale, con il mio essere un medico giovane e una donna insicura, con la mia prima vera sconfitta, con la responsabilità del gesto, con il vuoto che avresti lasciato. Tu morivi e io sono morta con te, in quel momento, per rinascere una donna nuova, un medico nuovo, una donna migliore, un medico che si dovrà sempre migliorare.

…allora ho guardato ancora oltre e nel profondo del mio cuore, un mare in tempesta, un oceano immenso dove tuffarsi e perdersi e lì nel profondo della mia anima ho compreso!

Shadow

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