“Allora, signor Giuseppe, come andiamo ?”.
Con un po’ di ritardo: “…mah ?”.
Uno dei tre vicini di letto si affretta ad informarmi che occorre rivolgersi alla nipote, che “…sicuramente, sta per arrivare, lo segue ed è quella che sa tutto!”.
Insospettito, formulo due domande strategiche e chiarificatrici: “signor Giuseppe, sa dirmi dove e in che anno siamo ?”.
-“…a casa, nel milleottocentooo….”.
Perfetto! Compreso!
L’anziano (neanche tanto!) ospite lungo-nosocomiale, diabetico, martoriato da problemi circolatori degli arti inferiori, complicati da gravi infezioni sovrapposte – patologie piuttosto comuni, in pazienti di questo tipo – si trova in uno stato confusionale, precipitato dalle tossine batteriche. E’ necessario ricondurlo in sala operatoria per tentare una bonifica chirurgica in urgenza, previa visita medica.
Mentre noi clinici ci confrontiamo, riappare la giovane nipote, di rientro da un effimero caffè, consumato, in tutta fretta, dinanzi al distributore automatico, nell’ansia di non abbandonare lo zio, nemmeno per un attimo! Mi viene prontamente indicata dal collega e la chiamo di lontano, avvisandola della necessità di un colloquio, mentre ancora mi consulto. Ella trasale, sgranando gli occhi e portandosi una mano al petto, come a contenere un moto di terrore! Comprendo la tensione del parente laico, investito della responsabilità di gestire la complessità di un malato assai complicato e le sorrido, spiegandole che ho unicamente bisogno di delucidazioni storiche, che il sig. Giuseppe, al momento, non è in grado di fornire. Ampio sospiro di sollievo!
Conclusa la relazione clinica, ho la fortuna di ascoltare la storia commovente, rivelatrice di un universo femminile sempre più sorprendente – nel bene e nel male, in genere! – di una giovane donna, che, al prezzo di grandi rinunce – anche lavorative, in un periodo come questo – e contrasti familiari, senza tornaconto alcuno, eccettuata, forse, la consapevolezza del pastoso ritorno spirituale dell’umana pietà, decide di dedicarsi completamente a uno zio, solo, che, tempo fa, le funse da padre, in assenza di quello biologico.
L’intervento verrà effettuato con successo e, dopo mesi di ricoveri ospedalieri, interventi chirurgici e complicanze di ogni genere, finalmente, il signor Giuseppe e la sua amata nipote riusciranno ad abbandonare gli ospedali e a fare ritorno a casa, dove la giovane donna continuerà a curarsi del beneamato zio.
“Qualunque cosa facciate al più piccolo dei miei fratelli, l’avrete fatto a me!”.
Zarianto
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