Te lo sei chiesto. Te lo chiedi di volta in volta, ad ogni turno, ad ogni paziente, ad ogni paio di occhi che incroci sulla tua via.
Eppure, dopo anni tra corsie ed ambulanze ancora non lo vuoi capire, o più semplicemente, non ti arrendi.
-Respira?-
No, ovviamente. E cosa diamine vuoi che respiri uno che è in arresto da almeno sette minuti, dottore?
Quel torace che speri si sollevi spontaneo all’improvviso, lo stesso che tu, per assurdo, in quel momento stai comprimendo verso il basso, con così tanta forza da sembrare quasi di volerlo schiacciare sotto la tua mano, così grande su un petto che ti sembra troppo piccolo per poterla contenere.
Gli ossimori di questo lavoro, gli ossimori della vita stessa.
Un attimo prima stai scherzando con i tuoi cari, un attimo dopo è il destino che fa uno scherzo a te.
L’ambulanza che arriva a sirene spiegate in quella folle lotta contro il tempo e contro il buio, noi che lottiamo insieme a te e ti chiediamo di non arrenderti proprio adesso.
Tu mi guardi per un attimo, il medico ti infonde l’ennesima adrenalina, il monitor bippa, tutti che si muovono frenetici intorno a te, io che non mi fermo e continuo a lasciarti i segni delle mie mani così grandi.
Non posso fermarmi adesso che ci stai guardando, non posso permettere al buio di prenderti ora che la luce è tornata nei tuoi occhi.
Abbiamo vinto insieme questa dannata corsa, oggi?
Cerchi di alzare un braccio, poi ci ripensi: rimane sospeso a mezz’aria per qualche attimo in silenzio, finchè non ricade abbandonata sul letto.
Il medico urla che vuole altra adrenalina, altra elettrolitica e altro di altro di tutto, ma è passata più di un’ora e il braccio è rimasto sempre così, immobile nella posizione in cui l’hai lasciato tu.
È calata la notte anche stavolta.
Raven
Caro Raven è questa umana battaglia, che costa sofferenza per dar sollievo e strappare sofferenze che ti rende onore. Non ho mai pensato a un medico competente come “un salvatore”, uno che ce la fa sempre, ma come uno ce l’ha messa tutta nelle sue possibilità e ne porta ancora i segni, perchè, contemporanemente negli anni, non si è lasciato alle spalle la sua contradditoria sensibilità. Grazie…continua così.
anche se a volte cala il buio, l’importante è non smettere mai di lottare nonostante tutto…come dici tu, non è che non lo vuoi capire, è che semplicemente non ti arrendi.
Un soccorritore:non si deve mai smettere di lottare per la vita,anche quando sei ben consapevole che il buio è già calato.
Grazie
Grazie a te Giusiana…E sì,hai proprio ragione:il medico e tutti quelli che ci sono intorno a lui…