Il direttore tu lo conoscevi quando era giovane, simpatico, disponibile; oggi sembra che gli abbiano messo una scopa di saggina nel culo e che questo lo irrigidisca un poco.
Deve averne passate di ogni, per avere quell’espressione altezzosa, quasi inebetita da chi guarda dall’alto al basso e non vede comunque. Chissà quante ne ha passate per aver perso ogni parvenza di emotività, nulla che rilevi in lui una non so che di intelligenza dell’animo. No è tutto numeri, statistiche, computo orario, ore dovute, ore fatte, minuti di assistenza. Quanti assistenti occorrono per coprire una unità operativa 24 ore su 24, 365 ore all’anno ? A conti fatti, secondo il Direttore che usa le stime della direzione generale, che a sua volta si rifà alle indicazioni dell’assessore regionale, che a sua volta si rifà al ministro della sanità…
Beh, a conti fatti basta un assistente in buona salute, che non mandi malattia, non vada in ferie, non recuperi le notti e lavori i festivi.
Ma come è possibile timidamente gli chiedi? Possibilissimo, ne basta uno giovane non sposato e precario, non c’è problema e quando si esaurisce lo sostituisci con uno giovane non sposato e precario e così via. Semplice.
C’è un rimedio per tutto, una soluzione si trova sempre, basta avere buona volontà e spirito d’iniziativa, avere in mente la mission e la vision e tutto fila liscio.
Il direttore sospetti non sia umano, è un replicante stile Blade Runner, un clone, un Avatar; è stato mandato con una missione specifica (mission appunto): distruggere tutto ciò che trova sulla sua strada, abbattere dall’interno la Sanità Pubblica come uno 007 infiltrato.
Lo pagano bene e può anche essere che non si renda conto di niente, è un fine esecutore di disegni altrui, un fumettista, un artista di second’ordine. Lui ci mette la compostezza, lo stile, il savoir-faire imparato in tutti questi anni.
Ci mette anche la faccia da culo e il culo vero e proprio in cambio di un buono stipendio e qualche soldo sotto banco, ma innanzitutto nutre la sua personalità voracemente vanesia, bramosa di riconoscimento, rispetto, venerazione, ammirazione.
Lui è il capo indiscusso. Se gli capitasse di allargare lo sguardo, di vedere tutto il mondo là fuori che se ne fotte, ne trasalirebbe, ma non un barlume di dubbio si affaccia sui campi desolati della sua sconfinata autostima. Si stima, si piace, vorrebbe baciarsi sulla bocca con la lingua se potesse. Ma capisce anche lui che l’anatomia umana ha delle pecche, dei limiti invalicabili e non può.
rem
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