Dovevo chiudere la finestra. Eppure lo so che quando c’è la luna piena devo chiuderla. Per non farla entrare. La luce argentea mi abbaglia. E mi toglie il fiato. Anche i pensieri sono corti. Intercisi. Affannati. E ho un peso sullo stomaco. No sul petto. Piccoli aghi che s’infilano nella pelle. AIUTO ! Apro gli occhi, voglio alzarmi. Ma due occhi mi bloccano: verdi, piccoli, in una nuvola bianca. Ma di notte le nuvole sono nere.
Una linguetta rossa si lecca i baffi. Ah, meno male, è il gatto.
MA IO NON HO GATTI !
“Non ti affannare, che vuoi capire, sei solo un uomo.”
Lo sento nella mia testa; meno male, non è un gatto parlante.
MENOMALE? Sto impazzendo. Mi legge nel pensiero, mi parla nel cervello, ed io che riesco ad elaborare di pensiero con senso compiuto? MENOMALE.
“Appunto, sei limitato. Ma non è colpa tua, sei un uomo ” Vabbè, mettiamola così.
“Sei ateo, anzi agnostico” Non è una domanda ma un’asserzione. “Io lo so perché” e continua il monologo nella mia testa “Tu sei un tipo pragmatico e ti sei fatto quattro conti da ragioniere come sei.
Quanto si può vivere? Al massimo cento anni, forse qualcosina in più, ma i primissimi anni uno non se li ricorda e dunque non valgono; e dunque cento anni. E nell’aldilà, quanto ci staremo? Un’eternità, che non si sa quanto sia ma comunque nell’ordine di 1 più tantissimi zeri. Ne consegue che bisogna scegliere bene il dopo, più che il prima. Giusto? Ti torna il discorso?”
Accidenti gatto, non avrei saputo spiegarmi meglio, anzi forse tu hai dato un senso alla mia inquietudine.
“Allora ti aiuterò a fare la scelta giusta, facendoti vedere tutti i possibili paradisi offerti dalle varie religioni.”
E come puoi fare un prodigio simile? Con Google?
“Shhhh. Non dire sciocchezze e chiudi gli occhi”
Li ho chiusi, naturalmente, avrei fatto qualunque cosa in quel momento, e subito dopo una lingua rasposa ha cominciato a leccarmeli, facendomi così apparire luoghi, testi, immagini, sensazioni; tutte catalogate, precise, anche col numero progressivo, proprio come avrei fatto io con la mia anima di ragioniere se non fossi stato pigro… e pavido.
1° Il Paradiso cristiano: luogo dove andranno gli uomini da Dio giudicati giusti e retti.
2° Il Paradiso cattolico (nello specifico): lo stato dei giusti dopo la morte, costituito dalla visione beatifica di Dio.
3° Il Paradiso dei Sumeri: luogo primordiale, terra pura, posto privo di sofferenze dove vivrà eternamente l’uomo destinato dagli dei.
4° Il Paradiso musulmano: sotto il trono di Allah, dove andrà l’uomo, dopo essere stato giudicato positivamente nella tomba. Potranno accedervi anche da altre religioni. Il più alto livello del Paradiso sarà per i giusti, i martiri e i più religiosi. La storia delle Urì, cioè le vergini destinate come mogli al beato, allietandone il soggiorno eterno, in realtà non compare nel Corano ma solo nelle leggende islamiche.
5° Per Buddismo e Induismo, siamo un tutt’uno con Brahma; il peso delle conseguenze delle proprie azioni ricade su noi stessi e dipende dal Karma, dal destino, di ciascuno. C’è la reincarnazione; non esiste paradiso, si perde la propria identità e si torna nell’unità universale.
Ci sono anche altre religioni, passate e presenti, forse meno diffuse.
Ma è l’alba, l’ultimo pensiero scompare con un “puff” come nei fumetti. Apro gli occhi, guardo l’ora e mi accorgo di quanto sia tardi, terribilmente tardi, mostruosamente tardi. Mi preparo in fretta, ancora con la mente confusa dai pensieri notturni, ma impossibilitato a metterli in chiaro. Forse più tardi, forse stasera.
Esco e corro in strada a prendere l’autobus. E LO PRENDO, in pieno, anzi è lui che prende me e mentre volteggio in aria una volta, due volte, prima di cadere sul selciato e perdermi in un mare di sangue, un ultimo pensiero, il mio ultimo, è ancora nell’aria e cerca di raggiungermi : CAZZ…! Non ho scelto il Paradiso!
Si dice che negli ultimi istanti la vita ti passi tutta davanti, che finalmente si capisca tutto, che… non so, per me è stato solo quel lampo, quel rimpianto, nemmeno un dolore fisico ma mentale.
Ho di nuovo un peso sullo stomaco, anzi sullo sterno, sopra il cuore insomma, che so bene che è immobile ma ancora vivo. Apro le palpebre e vedo di nuovo gli occhi verdi, e intorno una nuvola bianca… buffo, pensavo fosse il pelo del gatto, che so, un gatto d’Angora tutto bianco a pelo lungo, ma invece è proprio una nuvola, soffice, dai contorni indistinti, eppure ben definita, irreale ma solida. Un sorriso, un lampo di quegli occhi verdi che mi fa chiudere i miei, una leccatina rasposa sopra, un pensiero che si va formando nella mia mente… “Tranquillo, non so se tu sia stato giusto, ma sei stato buono, almeno hai cercato di essere buono, e quindi andrai nell’unico vero Paradiso.”
Una bolla mi circonda, mi racchiude, sento un suono in lontananza, sempre più forte, un ronzio, anzi no, un ron-ron, delle fusa megagalattiche che mi circondano, penetrano in ogni mia cellula, ed io mi rilasso, felice, sereno, appagato perché le fusa servono a questo, e so che questa è la vera felicità, il vero paradiso.
Ma… e i più giusti? In alcuni paradisi i più giusti hanno qualcosa in più. E allora cosa è?
I più giusti potranno accarezzare la schiena di un gatto che fa le fusa dalla testa alla coda; cosa si può chiedere di più?
Ah ecco, mi pareva, speriamo di meritarlo. Eh sì, questo sì che è paradiso!
Magamagò
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