Il paziente della Rianimazione che ho accompagnato in Radiologia sta per iniziare le scansioni Tac. Driiin, Driiin: “Ciao,dal Pronto, abbiamo un signore di 88 anni, con un’infarto ed un quadro di edema polmonare,è bruttino, è meglio se quando ti liberi vieni a dargli un occhiata, c’è già la cardiologa che lo sta valutando per l’angioplastica.”
Il paziente della Rianimazione ha appena terminato le scansioni Tac. Driiin, Driiin: “E’ meglio se vieni subito perché è ulteriormente peggiorato, desatura ed è molto agitato”.
“Raga, chiamate in Ria per farvi venire a prendere, devo scappare in Pronto.” E poi mentre affretto il passo tra me e me: “Tanto non lo intuberò mai, ha 88 anni, sarà tutto malandato, al massimo gli metto una CPAP, ma non lo intubo di sicuro.”
Arrivo, cardiologa, urgentista ed infermieri di sala emergenza si stanno affannando attorno al mio vecchiettino: beh, vecchiettino si fa per dire, sarà alto un metro e ottantacinque ed ha una muscolatura ben più tonica della mia: ma non lo intuberò mai.
Il raccordo anamnestico è breve e preciso: “Ha un infarto inferiore ed è andato in edema polmonare nel giro di dieci minuti, mentre lo visitavo, una marea montante, pensa che è arrivato qui con le sue gambe lamentando solo un fastidio al torace, ma è evoluto con una tale rapidità che ho raccolto solo un’anamnesi sommaria”. Non lo intuberò mai.
Pressione arteriosa 130/70 mmHg, frequenza cardiaca 96 al minuto, ritmico, saturazione d’ossigeno 78% con il reservoire. Non lo intuberò mai.
“Ok, ma le comorbidità? E’ diabetico, iperteso, dislipidemico, ha un’anamnesi positiva per patologia tumorale, un quadro di involuzione cerebrale senile, è un bronchitico cronico avanzato?”
“No guarda, è un ex sergente dell’esercito, in buona forma psico-fisica fino all’evento di oggi: ha negato interventi chirurgici ed assunzione di farmaci a casa. Dovevi vederlo quando è arrivato: ha rifiutato il nostro aiuto per salire sul lettino, davvero un tipo tosto”.
E’ incredibile, penso mentre connetto il “va e vieni”. Allora lo intubo.
“Aspirati per favore midazolam, fentanest e rocuronio: andiamo in sequenza rapida con un tubo N°8.
Finalmente in questa agitazione trovo il contatto con gli occhi del sergente: sembrano presenti all’ambiente e mi fissano spalancati, quasi attoniti: “tranquillo sergente, non abbia paura, adesso la facciamo dormire un po’, ma quando si sveglierà starà meglio”. Ma i suoi occhi continuano a fissarmi con le pupille dilatate, al tempo stesso indagatori ed increduli per quello che sta avvenendo. “Non abbia paura, sergente, stia tranquillo.” “Sono senz’altro gli occhi di chi è terrorizzato dalla paura di morire” penso trovando una troppo facile risposta. Non me lo sarei aspettato da un duro come il mio Sergente Gunny. Certo che quegli occhi…
Due giorni dopo in Rianimazione: “Ciao Paola, come sta il Sergente?” “Mah, così, così poverino, non è più contropulsato… certo però che è proprio un brutto momento per lui; mi ha detto suo figlio che tre, quattro mesi fa gli è morta la moglie e da allora non ha più interesse per la vita, anzi ha espresso più volte il desiderio di morire anche lui”.
Accidenti che pugno nello stomaco, ecco cos’erano quegli occhi: altro che paura, erano l’estremo tentativo di ribellione a ciò che stavi per subire: mi spiace Sergente Gunny, non ti sei mai piegato al volere altrui finché non ti hanno spezzato i sonniferi che ti ho somministrato, ma non conoscevo la tua volontà e l’arroganza di chi vede la realtà solo dal proprio punto di vista mi ha impedito di intuirla!
Porterò sempre con me quel tuo sguardo sgomento sperando che mi aiuti a ricordare come non esista solo la mia verità e come vada rispettata anche quella degli altri.
Dieci giorni dopo il cuore del Sergente Gunny si ferma, senz’altro purificato da quelle interminabili ore di agonia, come potrebbe dire chi è pieno solo della sua verità.
Giro Batol