Quando il portellone dell’elicottero si aprì il vento gelido entrò rabbioso e la stretta valle apparì ancora più fredda e ostile. La neve restava aggrappata alle asperità del pendio e si accumulava abbondante su tutto ciò che incontrava. Il giovane dottore scivolò verso l’apertura e si lasciò legare al cavo del verricello senza guardare sotto. Assicurò lo zaino al moschettone della sua imbragatura e si abbandonò al movimento del gancio. Ruotando su se stesso venne spinto fuori e iniziò la discesa. Il vento si fece ancora più forte e freddo. Un torrente lontano e nero univa i pendii come una cerniera stazzonata e il terrazzo sul quale stava per essere deposto si protendeva come una mano amica a fermare il suo viaggio. Ma era talmente piccolo che ad ogni raffica il vento lo spingeva lontano dalla sua traiettoria. A pochi metri dal terrazzo fece segno di rallentare la corsa, e vide sotto di sé la parete di rocce che precipitava nel torrente, poi si sentì afferrare e tirare verso la casa. Vide i suoi piedi oltrepassare la ringhiera e sentì che toccavano il cemento scivoloso per la neve appena spazzata via. Si sganciò dal cavo, si mise lo zaino in spalla e si diresse verso la porta. Entrando il vento trascinò dentro il freddo dell’inverno e il rumore dell’elicottero. Qualcuno alle sue spalle si precipitò a richiudere velocemente la porta. Si ritrovò in uno stretto corridoio, ai piedi di una ripida scala di pietra. Una vecchia era stesa su di un materasso che occupava tutto lo spazio disponibile. Una luce gialla e fioca illuminava l’ambiente, e una stufa elettrica al massimo della potenza tentava di riscaldare un po’ l’aria umida e fredda. Il giovane dottore si chinò sulla vecchia, e chiese che cosa fosse successo. Una donna accorsa da una stanzetta che si affacciava sulle scale disse di essere la figlia, e di aver trovato sua madre per terra ai piedi delle scale. La madre viveva sola. Forse era caduta. Forse era lì dalla sera precedente. L’avevano sistemata sul materasso in attesa dei soccorsi. La vecchia respirava, aveva gli occhi aperti, immobili, inespressivi. Era gelida, ed irrigidita dal freddo. Aveva una contusione sulla fronte. Il giovane dottore pensò che sarebbe morta di lì a poco. Pensò che era vecchia, troppo vecchia e malmessa per poter fare ancora qualcosa. Lo disse alla figlia. Disse che se l’avesse portata in ospedale sarebbe morta quasi sicuramente lì. Le chiese se era questo che voleva la madre, morire in ospedale. Poi si pentì subito della domanda, perché la questione era un’altra. La questione era che in quella casa non ci viveva nessuno. Nessuno avrebbe potuto vegliare la povera vecchia. Allora il giovane dottore iniziò a pensare ad una soluzione per portarla via di lì, senza dover di nuovo passare dal terrazzo. Non aveva nessuna voglia di rifarsi quel giro appeso in mezzo alla valle. Ma la casa era isolata, le strade bloccate dalla neve. Allora si rassegnò all’idea. Chiamò la centrale spiegò la situazione. Insieme al tecnico alpino e all’infermiera sistemò la vecchia nella barella con il suo cuscino, avvolta nella sua coperta di lana e si preparò ad uscire. L’elicottero si avvicinò con un rumore assordante e si dispose sopra al terrazzo. L’infermiera fu tirata su per prima, poi toccò al giovane dottore agganciarsi alla barella e lasciarsi andare. Il viaggio in salita fu rapido. La barella gli copriva la visuale della valle, ma il vento li faceva girare più facilmente. Guardando in alto vide il pattino dell’elicottero avvicinarsi. Con una mano cercò di tenerlo lontano da sé, mentre con l’altra proteggeva il viso della vecchia. Sganciò il cordino antirotazione e mantenne orizzontale la barella. Quando fu all’altezza del pianale dell’elicottero si lasciò tirare dentro, si allacciò alla corda di sicurezza e aiutò il tecnico e l’infermiera a sistemare la barella. Poco dopo arrivarono gli zaini e l’alpino. Quando il portellone fu chiuso l’elicottero iniziò la sua corsa di ritorno.
Il giovane dottore guardò la vecchia. Era viva. Con l’ossigeno sembrava persino essersi svegliata un po’. Lo sguardo sempre lontano, assente, ma con la bocca accennava a qualche smorfia, di fastidio o di dolore. Pensò che forse non sarebbe morta, e che magari avrebbe prima o poi rivisto la sua valle, con la neve e i lupi. Sperò che quel giro in giostra le avrebbe dato un po’ di tepore, e forza, per ritornare.
il guardiano