perché l’ho fatto

Scritta da Giramondo su Marzo 16, 2009
testimonianze

Sono quasi 3 anni che lavoro come chirurgo nei paesi in via di sviluppo.
Molte persone, amici o semplici conoscenti, mi hanno spesso chiesto perche’ ho fatto questa scelta di vita non certo semplice ( in apparenza ).
Difficile rispondere.
Ho provato a pensarci.
Ovviamente non esiste una sola motivazione, una sola risposta.
Forse bisogna partire dall’inizio, dal desiderio che mi ha spinto ad essere medico prima ed a specializzarmi in chirurgia poi.
Il desiderio: essere utile alle persone che ne hanno bisogno.
Banale ? Illusorio ? Infantile ? Sì, sì… banale, illusorio ed anche infantile; ma questa e’ la mia vita, ed io volevo viverla con la banale illusione infantile di essere utile al prossimo.
Essere utile con le mie conoscenze; essere utile con le mie mani mosse dalla testa;
essere utile con le mie parole quando testa e mani non hanno piu’ nessun potere sulla malattia.
Ecco, questo il progetto iniziale. La realta’ lavorativa mi ha mostrato poi che nei vari ospedali italiani dove sono stato (sia pubblici che privati, nessuna differenza) spesso i rapporti umani sono inesistenti, aridi, governati da interessi economici o di potere; l’invidia e la maldicenza diffuse a tutti i livelli; l’arroganza eretta a sistema.
“Dottore, io da quel suo collega macellaio non mi farei nemmeno sfiorare” e’ una frase che mi e’ stata ripetuta svariate volte, riferita peraltro a colleghi da me molto stimati…
“Dottore, ma guardi che brutta cicatrice che mi ha lasciato sulla pancia”. “Cara signora, per rimuovere li tumore che aveva questa era l’unica possibilita’… comunque adesso e’ guarita ! ”

Dopo dieci anni ho cominciato a chiedermi: ma sono queste le persone che hanno bisogno del mio lavoro ? Sono queste le persone per le quali ho studiato con passione per mettermi al servizio ?
A chi sono utile io, come medico, in questo sistema, in questo paese piccolo piccolo di grande fratello, sanremo, paparazzi-modelle-calciatori ?
Domande pericolose, domande che ti portano a prendere strade che portano lontano.

Basta.
Basta.
Basta.

Aria nuova; persone nuove; posti nuovi.

Nuovi rapporti con la gente; tornare a parlare con i pazienti; tornare a parlare con i parenti; tornare a parlare con i colleghi, con gli infermieri, con il personale ospedaliero.
Tornare a svolgere la professione di medico con gioia e con impegno, con la testa e con le mani.
Ridere o piangere insieme ai malati, stringersi le mani, guardarsi negli occhi per dire grazie senza parole.

Ecco, adesso quando esco dalla mia stanza, di giorno e spesso anche di notte, sono felice;
adesso, la mia vita ha un senso: in Afghanistan, Cambogia, Kurdistan, Congo …..

Tornare al sogno di sentirmi utile con il mio lavoro.
Questa e’ la risposta.
Semplice, banale… forse anche infantile.

Giramondo

5 commenti

  • Lara ha detto:

    La banale illusione infantile e’quella che permette agli uomini di sognare…e di tentare!

  • Grazia ha detto:

    Bravo dott. Sei riuscito a parlare per tutti noi che comunque siamo…banali, illusi ed infantili ma se non sei così non fai il nostro lavoro. Io non giro per il mondo a lavorare ma mi commuovo ancora quando un malato mi ringrazia e questo mi dà forza per continuare ancora.

  • Roberto ha detto:

    Hai tutta la mia ammirazione e stima…..

  • Manuele ha detto:

    IO SONO STATO IN CONGO X 4 MESI. E OGNI VOLTA PENSO A TORNARE LA’. PERCHE’ LA’ non si fa il medico. là è ESSERE MEDICI…. TI CAPISCO COLLEGA, MAGARI CI VEDREMO IN CONGO CHISSA’

  • manuele ha detto:

    dove sei ora ? io congo , ciao

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