poesie

Tappatemi l’auricola!

Posted by Gigi on maggio 04, 2018
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foto di HA

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Chiudetemi l’auricola – non fate più scappare
quell’embolo malefico – che l’ictus mi può dare;

Chiudete orsù l’auricola – non se ne parli più
della trombologia moderna – ormai l’ultimo tabù.

Di tutti quei politici – non voglio più sentire
troppe stupide parole – in auricola finire;

tappatemi l’auricola, – ch’io possa ringraziare
il silenzio mediatico – e l’aritmia cessare.

Bloccate quell’uscita – che già devo subire
l’ennesima sciocchezza – di chi non vuol capire;

rendetemi la clinica – e cessate la bruttura
di tanta carta inutile – e di ogni altra stortura.

Tornate al cuore e all’anima – di ogni uman patire:
oh, dolcissimo burnout – che possa tu svanire!

Gigi

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Soffi cardiaci (San Valentino)

Posted by Gigi on giugno 29, 2017
poesie / Nessun commento
foto di MV

foto di MV

Rumori. Che si provocano per una vertigine del sangue,

un moto vorticoso che fa vibrare le valvole e il cuore intero.

A volte più intensi e accompagnati da un fremito,

quando accosti la mano, superando il pudore, per palpare il petto.
Musicali per l’orecchio, o come un canto di gabbiano, oppure aspri, perfino duri.

Nei giovani sono innocenti,

come se il muscolo emettesse un sospiro adolescenziale,

benigni come i primi amori.
Nell’anziano sono rudi,

segno di malattia come le tracce profonde della vita,

frutto di indurimento delle valvole e di tutto il cuore.

Organici alla condizione e all’età, senza più ideali.
E che succede se il cuore batte all’impazzata?

Sbuffa, soffia, come una locomotiva a vapore,

con la pressione che sale e le ruote che accelerano…

Una stenosi aortica – calcifica – è una pena profonda,

che nella difficoltà ti stringe come una morsa.

Un cuore che si tormenta con un rombo cupo, che cresce,

spinge fuori il sangue, poi prende fiato, poi risale di nuovo.

Un ritmo faticoso da tenere, che va fuori fase e a volte fibrilla.
E la polmonare stenotica non è da meno,

anche se il destino vuole che sia più fortunata, mai così grave.

Ma se sono le valvole atrio-ventricolari (la mitrale! la tricuspide!)

che ti portano in sala motori – la sala da spinta dei ventricoli –

ad essere difettose, insufficienti, a non tenere più,

allora tutto torna indietro,

il sangue che dà vita ti rimbalza contro,

in un va e vieni infinito: olosistolico, quel maledetto soffio!

Se ti va bene.
Già, perché se il danno è severo

ti frega anche la diastole: allora si che balli.
Ma puoi scegliere: puoi ballare solo all’inizio

– e la chiamano protodiastole… –

quando il sangue proprio non ce la fa ad andare avanti,

ritorna a casa mogio mogio dall’arteria polmonare o dall’aorta,

perché la guardia delle valvole è insufficiente

e pietosamente lo lascia rientrare.

E il sangue, quando si accuccia in punta al ventricolo,

rulla come il vecchio pirata su una nave fantasma: il rullio di Austin Flint.

Se invece è l’entrata attraverso la guardia mitralica o tricuspidalica

ad essere serrata, stenotica, ti toccherà rullare per tutta la diastole,

e peggio per te verso la fine, ché si contrae anche l’atrio.

**************

Anche se fuori tutto è magnifico
Non lo prenderò come un rimprovero
È possibile abbia sogni sbagliati
Un po’ illusi al momento
Mi appartengono

Gigi

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5 marzo 2017

Posted by Gigi on maggio 15, 2017
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foto di EP

foto di EP

 

Appoggi il gomito.
Appoggi il gomito alle spondine,
fragile confine tra te e la malattia
e insieme limite di vite disarmate,
gabbia contro rovinose cadute
da superare come quella distesa infinita
che tiene lontano il miraggio
di un’Europa scintillante.
Ah, maledetta scala di Conley!

Avvicini il muso.
Avvicini il muso come un san Bernardo
dal tartufo umido
fino alla soglia prossemica
– lo spazio vitale di quella
indifesa faccia avvizzita –
non per annusare pannolini e malattie
(comunque, forse è un dono, hai poco naso!),
ma per fiutare l’odore degli anni.

‘Come sta, signora Carolina?’
(son tutte Caroline le nonne del mondo
quando fanno compagnia ai bimbi
e sempre mi ricordano la dolce Mucca Carolina
di un famoso formaggino).

‘Me lo dica Lei!’

Tutto-O-key tutto-O-key…

‘Le sue condizioni sono buone
e i suoi esami vanno davvero bene.
Solo un piccolo scompenso cardiaco
e una breve insufficienza respiratoria,
ormai superati.
Ma io intendevo chiederle se ha male,
se qualcosa le duole…’

‘No, non ho male’.

‘E’ fortunata, perché nonostante la sua età
– gira intorno ai cent’anni –
il fisico regge bene: è ancora in gamba!
E poi è molto lucida e ragiona con intelligenza.
Brava!’

‘La invidiamo molto’,
aggiunge con calore la Simo,
l’infermiera che ci accompagna nel giro visita.

‘Oh, non dica così, signorina!’
ribatte con gli occhi un po’ spenti,
lasciando entrare in tutti una goccia
di tristezza inaspettata.
‘E’ vero, ho ancora i figli
ed anche dei nipotini,
ma non dica così:
a questa età non rimane nulla da fare,
non si vuole più nulla’.

E forse, pensi, non hai più sogni:
touchè!

E allora, pensi,
quando sarò su quel giaciglio
– spero un bel po’ più in là (sono sincero!)
ma la vita è un soffio –
‘lasciatemi scavalcare quelle spondine,
anche se,
come sempre
e per tutta la vita,
cadrò ancora una volta’.

O se invece vorrete diversamente,
lasciatele su:
perché mi affiderò a voi,
senza timore
e non parlerò di eutanasia…

Purché ricordiate in ogni caso
di amare
quello che sono stato,
quello che sono
e quel che sarò.

 

Gigi

Rivelazioni

Posted by Pills on maggio 29, 2016
poesie / Nessun commento

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La voglia è tanta, il tempo è poco.
La lido brucia, la NIV spinge.
La cava è fissa, il catetere è vuoto.
Il rene è pigro, il sangue tinge.

La vertebra crolla, l’aorta si scassa
Non è polmonite, c’è forse una massa.
Di mille e una sfiga sei l’attore primo,
dall’altro lato anche io parzialmente subivo.

L’ago taglia ma non abbastanza,
Per i primi punti ci vuole costanza.
Occhio al repere, scegli la sonda
Più che una tendina mi pare un onda.

L’aria e l’Eco, la deiscenza e l’anastomosi.
Gli elettrodi e il sudore, sono tutte purtroppo nemesi.
Trenta chili di documenti
più che informazioni son nocumenti.

Su dalla sala, giù in RIA
non vedi l’ora di poter andare via.
Si vive, si muore, si così così.
Meglio gli estremi che stare lì.

La madre dispera, la moglie resiste
Il figlio supporta, il marito assiste.
La cute è dura, il cuore è elastico
ogni tanto è un bolo amaro ciò che mastico.

C’è chi chiacchera e c’è chi è più schivo,
ciò non vuol dire che di cuore sia privo.
Chi non ti aspetti ti terrà la mano
il suo supporto non sarà vano.

Un bravo o un grazie messi al giusto posto
sollevano l’animo anche a chi invece di vino
si sente mosto.

 

Dedicato a chi all’inizio mi intimoriva e invece inaspettatamente mi sta facendo sicura per la scalata.
Avete una pazienza infinita anche di fronte alla mia ignoranza o alle mie insicurezze. Invidio la vostra imperturbabilità.
Dedicato anche ai pazienti che rispondono al mio saluto da dietro il vetro quando arrivo e quando me ne vado dal reparto.
Mi scaldate il cuore. Anche quando tremo dalla paura, anche quando vi faccio male, anche quando vi nego l’acqua.

Grazie. Di cuore.
Uno dei tanti “mosti” di passaggio

 

Pills

Ora so

Posted by folfox4 on luglio 22, 2015
emozioni, poesie / Nessun commento

 

Ora so.

Attraverserò ogni giorno

come se fosse l’ultimo.

Il viaggio è iniziato.

I cavalli neri

sono in testa.

Un sottile brivido

freddo

mi accompagna.

Il sole

ha iniziato a scendere.

Anche se ancora caldo.

Ora so

dove sto andando.

Tutto è ora chiaro.

Gli abiti per presentarmi

erano già pronti

d’altronde.

I bambini giocano

a pallone nel campo

ora so che il tempo

Si misura per secoli.

 

Folfox4

Il vecchio

Posted by Francesco on giugno 22, 2015
poesie / Nessun commento
EP candela

foto di EP

 

Vecchio, porti dentro di te un tesoro di umanità,
sei una sorgente di saggezza e di semplice umiltà.

Vecchio, sei l’albero fonte di vita e di una grande bellezza,
i tuoi frutti sono i valori, che sai trasmettere con dolcezza.

Vecchio, sei la sede della sapienza, con un delicato amore sai donare,
ogni momento vissuto insieme porta gioia, il tuo sapere è per tutti salutare.

Guardare negli occhi il vecchio è più che vederci, sono lo specchio della verità,
trasmettono cose meravigliose, luce, tenerezza e infinita bontà.

Vecchio, sei come il mare quando è calmo, che a guardare, non si smetterebbe mai di ammirare,
porti pace, serenità e con generosità nel mondo, tanta speranza sai seminare.

Vecchio, sei come un grande albero piegato dal tempo, che si alza luminoso verso il cielo, non si può fare a meno d’amare,
la sua forma piena di belli e ricchi particolari, che subito tutti ti vogliono abbracciare.

Vecchio, il tuo sorriso speciale, ci apre il cuore,
ogni tua parola è piena di una dolce armonia, che ci trasmette tanto umano calore.

Se nelle nostre azioni, metteremo al centro la persona, il vecchio con tutte le sue magnifiche qualità,
salvaguardando sempre la sua dignità, sarà la strada giusta, per costruire una società di alta civiltà.

 

Francesco

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Morire

Posted by il genovese volante on novembre 02, 2014
poesie / 2 Commenti
foto di EP

foto di EP

 

Sono stufo di veder morire la gente,

vorrei essere in un prato a correre,

anche a rincorrere il niente…

Ho visto troppa gente morire e

troppi non sapevano come affrontare

il passare, il passare forse al niente…

 

Ho visto occhi rinchiudersi lentamente,

altri velocemente ed altri ancora

essere sbarrati e non chiudersi per niente…

 

Ho visto la disperazione dipinta sui volti

dei parenti ed amici che assistevano alla scena impotenti,

senza poter fare o tentare niente…

 

Non e’ facile assistere un morente, non e’ facile

per niente, vorresti essere a mille miglia da quel letto,

lontano lontano per poter pensare… a niente.

 

Ho visto mani cercare altre mani nell’ultimo momento

prima di esalare l’ultimo stentato respiro, quasi a chiedere

di poter ancora un poco restare per non diventare…un niente.

 

Ho visto, ed ancora un poco vedro’, prima di diventare

l’attore di una scena che farei a meno di recitare, ma

almeno mi sto preparando e sono sicuro che dopo il niente…

 

ci sarai Tu il Tutto…a braccia aperte per potermi consolare…

 

Il genovese volante

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Il segreto del poeta

Posted by Ungiovanequasiinfermiere on febbraio 22, 2014
citazioni, poesie / 1 Commento
foto di DB

foto di DB

A volte apprezzi la letteratura che hai studiato solo quando quelle parole le vivi, in pieno.

Dedicata ai poeti che vegliano nelle corsie.

” Il Segreto del Poeta

Solo ho amica la notte.
Sempre potrò trascorrere con essa
D’attimo in attimo, non ore vane;
Ma tempo cui il mio palpito trasmetto
Come m’aggrada, senza mai
distrarmene.

Avviene quando sento,
Mentre riprende a distaccarsi da ombre,
La speranza immutabile
In me che fuoco nuovamente scova
E nel silenzio restituendo va,
A gesti tuoi terreni
Talmente amati che immortali parvero,
Luce.”

Giuseppe Ungaretti

Ungiovanequasiinfermiere

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Il ragazzo di vent’anni

Posted by slowlyslowly on settembre 24, 2013
poesie / 3 Commenti
Foto di GN

Foto di GN

Il ragazzo

vent’anni

così bianco

mi avevano detto

-guarda oggi c’è un ragazzo di vent’anni-

e così entro nella sua stanza

-lui è così bianco in viso-

è un bellissimo ragazzo,

respira regolarmente

dorme

è sedato

-mi dicono-

ci sono due amici

e la nonna –

lui è così bello

e respira regolarmente

sulla maglietta

come portiamo tutti d’estate

su e giù va il suo respiro

come me ora, in questo momento

che ho anch’io questa maglietta simile

e il mio respiro va su e giù

come il suo ora

-sono entrata

e ho guardato-

mi avevano preparato-

guarda che oggi c’è un ragazzo

giovane di vent’anni-

mi avevano preparato

ma non si è mai preparati

a quello che davvero succede

-è il bello della vita-

è successo

che da lui steso nel letto

che dormiva

con il viso però del dolore

che fortuna sua non provava-

è successo

che da lui

mi è arrivato un gran calore

mi è arrivato al cuore

lo chiamo compassione

ma ne ho avuto paura

abbiamo paura di ciò che ci fa bene-

ho avuto paura d’esserne travolta

forse cambiata

cambiata in meglio

questo è certo-

che l’ho subito frenata,

arrestata

e ho preferito averne paura

e l’ho trasformata in semplice guardare

e chiedere agli amici

volete un pò di thè?

Slowlyslowly

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Fisiologica creatura

Posted by Narcogigi on settembre 01, 2013
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Foto di MV

Foto di MV

Pensando all’intima di un arteria renale

mi incammino con la mente in un microcosmo naturale,

c’è dentro un vaso una popolazione

di cellule e molecole di ogni dimensione,

a guardarle attentamente è possibile scorger con stupore

il destino che può esser l’urina o il ritorno al cuore,

ha vita più breve di una farfalla quella scoria azotata

ma sembra non saperlo e scorre svogliata

verso il noto giudice capillare

dai libri descritto come glomerulare,

afflitto si incammina un atomo di sodio

ha perduto il cloro e col potassio è in odio

ma ha preso accordi con l’aldosterone

che è un altro giudice chiamato ormone

che agisce sul tubulo distale,

di questo tribunale la cassazione.

Narcogigi

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