Sono brutte e sfatte le donne, appena partorito. Sudano in gennaio e tremano d’estate, pallide sempre, in un travaglio che non ha mai fine.
Le contrazioni, ondate di dolore come una mareggiata, la paura di schiantare, la dignità che sfuma, le urla all’aria che squarciano la pelle.
Le conosco tutte le stazioni di questa viacrucis, antica più di Cristo, la via della passione da cui passa la sofferenza di ogni donna.
L’episio, il parto, poi la placenta espulsa con l’ultimo conato e infine la sutura a carne quasi viva e quasi morta.
Sono stravolte le donne, appena partorito. Escono da quella sala malferme sulle gambe, sorrette da uomini che tremano e qualche volta svengono, gli uomini. Le donne invece s’accasciano sul letto, vorrebbero dormire, dimenticare di essere famiglia, che i mariti sono troppo goffi e troppo dolore i figli. Tornar bambine, essere altrove.
E invece arrivi tu, candido giudice malevolo, ad annunciare la pena del dolore aggiunto, che non tutto è andato per il verso giusto.
Si scusano di piangere le donne, appena partorito. Si alzano dal letto frastornate e vanno, più vecchie di vent’anni, incontro al figlio nuovo che già si trova appeso a un filo.
Infagottata
in una vestaglia
di lanetta stinta
la donna sta
immensamente sola
piegata ai vetri dell’incubatrice
come una colpa che non è.
massimolegnani
“vorrebbero dormire […] Tornar bambine, essere altrove.”
Quanto è stato vero…
“Tornar bambine, essere altrove.”
essere un aquilone leggero, sospinto dal vento, volare verso l’alto, lontano da tutto.
non essere dilaniate e non sentirsi sole, così sole.
ho sentito, in queste parole di massimolegnani, il suo riconoscere il trauma del parto, il profondo dolore del medico-pediatra, che comunica a queste donne ancora spezzate che il loro bambino non è sano.
e loro, le mamme, si sentono in colpa.
hanno occhi che cercano il perchè solo in loro.
ho visto donne attaccate alle incubatrici con il volto che chiedeva scusa a chi sorrideva ad un altro bambino.
il titolo di questo scritto è validissimo.
grazie, ml.
gb