dov’è finito Babbo Natale?

Scritta da Gus su settembre 10, 2008
emozioni

Sono un’anima persa che vaga senza un Dio.
Sono anestetizzata, mente e corpo, avvolti nel coma farmacologico del consumismo.
Non ho più un’etica.
Non ho più una ragione.
Ho il cuore così vuoto e gli occhi incapaci di sorridere.
Aridità è il mio nuovo nome: Aridità di idee, azioni, emozioni.
IO, centro del nulla, girovago in un vortice di fatti, persone, date e luoghi.
Spazio e tempo sono diventati solo rimpianto e rammarico; rimpianto di un tempo che fu, rimpianto di luoghi abbandonati, rammarico di mille cose decise e mai fatte. La mia incapacità di essere felice mi ha reso l’anima sterile, neppure più spinta da fremiti ambiziosi ed egoistici.
Aridità è il mio nome.
Marco muore.
Guido non è più in coma.
Rosaria non cammina più
E’ morto lo zio.
Carlo ha perso la casa ed il lavoro.
Che cosa devo provare?
Queste infinite tragedie che si svolgono ogni giorno davanti ai miei occhi mi hanno anestetizzato l’anima.
Dio dove sei? Dio ci sei?
Io ti ho abbandonato. Io ho riposto la mia fede, la mia devozione ed il mio cuore è diventato incapace di pregare.

Gus

 

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2 commenti

  • ciaociao38 scrive:

    di solito quando uno chiede: “Dio dove sei?” Lui risponde: “Sono sempre stato qui accanto a te”
    ciaociao38

  • Meri scrive:

    questa sera ho letto le vostre “notti di guardia”, tutti gli scritti sono molto emozionanti e la dicono lunga su che genere di persone siete, ma sono stata particolarmente colpita dalle tue parole perchè più che un inaridimento di un’anima mi sono sembrate un urlo.
    Un urlo gridato a pugni stretti, con tutta la rabbia repressa di cui siamo capaci, un urlo di impotenza sana senza velleità di onnipotenza ma con la voglia che la nostra povera esistenza abbia una destinazione conosciuta… altro che inaridimento, mi sembra l’espressione di una sensibilità alta e nobile che si è resa conto che siamo solo un granello di sabbia nel deserto in balìa del vento.
    Le tue parole le ho condivise lettera per lettera, mi ci sono ritrovata dentro fino al collo e, per un certo verso, mi sono consolata pensando che non sono sola a provare certi sentimenti, certi smarrimenti.
    Ci ho pensato a lungo, seduta fuori in una fredda sera d’autunno, sotto un cielo spettacolare di stelle e di vento .
    Ma dove vuoi che sia Dio? può solo essere dentro di te e dentro ciascun povero involucro di carne che incontri nel tuo cammino… anche il più stronzo.
    Non possiamo che arrenderci alla nostra pochezza, ma nella consapevolezza, per avere la generosità, di voler accettare di non capire, almeno non sempre e non tutto.
    Per costruirci la capacità, poco alla volta, di godere pienamente di tutto ciò che abbiamo qui e ora, momento per momento, sapendo scegliere tra il vero e l’effimero.
    Ieri è passato e domani chissà dove saremo. Chissà se saremo.
    Personalmente faccio degli sforzi immani ogni giorno per non cedere all’inaridimento del cuore e l’unica risorsa che mi rimane sono gli altri e la loro intelligenza, al loro storia, la loro sensibilità, la loro unicità.
    Sono convinta che l’unica cosa che posso fare è tenere tutti i sensi all’erta per imparare da ogni piccolo evento, per non lasciarmi sfuggire nulla nel tentativo di capire un po’di più ben sapendo che la piena consapevolezza non è di questa terra… ma questo è un altro discorso.

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