Notti di guardia a dire il vero non ne posso più, avrei solo voglia di starmene nel mio letto, a casa con la mia famiglia, mi viene la nausea mentre preparo la borsa, mentre saluto mio figlio sulle scale ci vediamo domani vengo a prenderti a scuola. Sono stanco. Mi sembra tutto così inutile, ore di sonno perse, neuroni che non rivedrò mai più domani mattina. Domani mattina sarà già troppo tardi ma è l’unico concetto a cui penso, domani mattina; perché la mattina arriva sempre, le primi luci dell’alba ad illuminare il Pronto Soccorso, i minuti che scorrono lentissimi come se gli avessero messo un freno, i primi pazienti della mattina quelli che vengono perché sanno che non c’è fila, oppure l’infarto che da tre giorni ha un dolore tra le scapole e sta prendendo dell’aulin ma non passa, un bel culo, ma va bene così, abbiamo superato la golden hour ma va bene lo stesso. Sarà che non sono un medico dell’emergenza, che non sono un anestesista, un rianimatore, un cardiologo, sono un povero geriatra che lavora in pronto soccorso, che fa le guardie, che fa ambulatorio, segue il reparto e così via come il criceto nella gabbietta. Non penso più di fare il medico per salvare le vite, tanto le vite non si salvano, non penso più di fare diagnosi, le diagnosi non si fanno in pronto soccorso, distinguo tra un urgenza e una cazzata ed è già abbastanza, anzi qualche volta mi sbaglio
rem
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