Notte in Hospice

Scritta da TNT69 su aprile 06, 2012
emozioni
foto di MV

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Silenzio, luci soffuse, il rumore del condizionamento.

Dopo aver finito il giro ci si sofferma davanti al computer, si abbassano le luci. Ci si scalda con un the caldo, ci si racconta un po’, la vita, le esperienze, ci si conosce o si discute degli eventi lavorativi. A volte si ricordano pazienti particolari, quelli che ci hanno insegnato qualcosa, ognuno ne ha uno diverso. Poi si gira per vedere se tutti riposano, chi dorme, chi è sedato. In qualche stanza qualche parente si ferma a fare compagnia al proprio caro.

Nel corridoio si mischiano i differenti respiri, come una musica. Poi un silenzio strano, lieve, un senso di pace. E’ tangibile, nessun campanello che suona, tutti dormono come non volessero disturbare o farsi sentire. Una presenza palpabile. E’ la Morte che aleggia, si aggira nel reparto, è tangibile, ma non fa paura, allevia le sofferenze, e sai dove potrebbe andare e vai dove pensi di trovarla e ti fermi per gli ultimi respiri del Sig…o della Sig.ra.

Assistere una persona che muore è come assistere ad un parto, testimoni di un passaggio, la fine di una vita terrena e l’inizio di qualcos’altro, ignoto, ma non temuto. Un mistero, un dono.

Grazie a voi che ho accompagnato in questi dieci anni di Hospice.

TNT69

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4 commenti

  • Icy24 scrive:

    Assistere una persona che muore è come assistere ad un parto, testimoni di un passaggio, la fine di una vita terrena e l’inizio di qualcos’altro, ignoto, ma non temuto. Un mistero, un dono…

    Grazie a te..

  • Latuanonna scrive:

    Non ti piacerà quello che sto scrivendo, anche se ti ammiro e ti leggo da tempo, ma voglio chiederti qualche cosa che mi tormenta:
    quali medici in hospice controllano se è davvero arrivata la fine di quell’ammalato?
    Quale medico in hospice andrebbe contro il referto dell’oncologo di un istituto d’eccellenza? Oppure di un semplice medico generico di un qualunque ospedale?
    Quale medico direbbe da qui non si esce, avrebbe ancora qualche giorno da vivere se non fosse qui?
    Sono convinta che gli hospice siano nati per le persone che hanno solo poche ore di vita, ma quante persone invece entrano prima del tempo?
    Scusami ma ho visto cose che non mi sono piaciute in hospice, ho visto mio marito spegnersi come una candela, come se tutto fosse previsto, scontato.

  • TNT69 scrive:

    Apprezzo la tua sincerità e i tuoi dubbi. Cercherò di rispondere alle tue domande:
    io lavoro in hospice, ma faccio parte di una rete in cui l’assistenza domiciliare è la base. Da noi un 10% dei pazienti ricoverati viene dimesso o verso il domicilio per poi morire a casa come suo desiderio o della famiglia, o per vivere, a volte alcuni mesi a casa e poi qualcuno decide di tornare a morire da noi, per non pesare sulla famiglia. I nostri medici si basano sui referti che spiegano la situazione clinica, sulla clinica del paziente, cioè come lo vediamo, come ci dice di sentirsi e abbiamo anche trasferito un 5% di pazienti in casa di riposo o in riabilitazione perchè non concordavamo sulla prognosi del paziente definita da altri. E ti assicuro che i medici dell’hospice dove lavoro io ci tengono a dire la loro. Sottolineo che più che i medici è tutta l’équipe che si pronuncia sulla situazione dei pazienti. Abbiamo un’interessante attività occupazionale per chi può farla, un aperitivo a settimana per i pazienti che possono partecipare e per i parenti. Aggiungo anche che invitiamo sempre i parenti a scegliere un eventuale trasferimento in pronto soccorso o in altra struttura quando non sono convinti del nostro approccio ed alcuni lo hanno fatto. La nostra esperienza purtroppo è di pochi pazienti che entrano prima del tempo. Capisco che a volte ciò che per noi è prevedibile, per esperienza, è invece unico per un parente e ciò che va curata è la relazione e la comunicazione. L’impressione è che ti siano mancate spiegazioni e supporto e di questo mi dispiace perchè le cure palliative dovrebbero prendersi carico del paziente e della sua famiglia. Questo è quanto io posso dirti per la mia esperienza. Grazie per la tua testimonianza. TNT69

  • Latuanonna scrive:

    Grazie a te per avermi risposto.
    Probabilmente dove lavori tu è un’eccezione ed io mi auguro che di queste eccezioni ce ne siano tante, perchè a me è stata tolta la fiducia negli hospice e negli ospedali al punto da non credere più in nessun medico e in nessuna struttura … a lui invece, è stata tolta la vita.
    SOLI, per mesi e mesi, è questo che ci siamo sentiti, soli in balia a mille pensieri; dov’era il supporto psicologico di cui tanto si parla? Ma lo sanno certi medici cosa significa per un ammalato che ancora cammina, guida e non ha dolore, cosa significa trovarsi davanti alla scritta a caratteri cubitali ” assistenza per malati terminali”? Quando ancora lo stesso ammalato sta lottanto fiducioso per vivere?
    Lo sanno certi medici quello che prova l’ammalato e il familiare che l’accompagna se nessuno li ha avvertiti?
    All’ammalato tolgono una parte di VITA
    Il familiare prosegue al buio senza sapere dove andare e cosa fare.
    Se ci penso … mi risuonano ancora chiare le parole dell’oncologo che lo curava da anni: “adesso che è stata approvata questa legge … perchè non mandarlo in quella struttura?”
    Sai perchè ti dico questo?
    Perchè vorrei che queste cose non succedessero più, anche se so che è impossibile, il mio grido di dolore lo difondo in tutto l’web, ma non serve…perchè ormai questa legge è stata approvata, tutti pensano a una cosa bellissima, tutti parlano di morte dignitosa, io grido invece il contrario, perchè è la vita che va vissuta dignitosamente e con rispetto e l’uomo non può sottovalutare questo.
    L’uomo non può trattare con leggerezza e superficialità la vita di un essere umano.
    Questa legge permette invece di sottovalutarla, perchè tanto… è “malato terminale”
    Un saluto e ancora Grazie

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