primanotte

Scritta da Ania su aprile 12, 2009
cronache

Sono le ventuno, avevo avvisato che sarei arrivata un po’ più tardi, tutina blu elettrico , zoccoletti azzurri e camice bianco , tutto stirato alla perfezione e tutto col profumo che solo le mamme sanno dare al bucato, eppure anche io uso gli stessi detersivi, ah si… ma questa è un’altra storia.
Metto sul taschino tre penne, tutte griffate con il nome dei farmaci, con i colleghi facciamo a gara a chi riesce ad averne di più, metto in tasca una calcolatrice, un prontuario un blocchetto per gli appunti e il fonendoscopio al collo, Littman naturamente, però in effetti messo così attorno al collo sa tanto di E.R. o di Grey’s Anatomy, magari poi sembro ridicola e un po’ convinta, ma si dai, mettiamolo in tasca, anche se poi mi si impiglierà ovunque, ora attacco il cartellino che dice “Dottoressa… medico tirocinante”.
Io medico?? Stamattina mi hanno chiamato e mi hanno confermato l’iscrizione all’ordine, mamma mia, ma se fino a qualche mese fa mi disperavo per l’esame di neurologia!
Mah che dire, ecco, sta pure arrivando un’ambulanza, va bene, la vestizione è finita, leghiamo i capelli e andiamo: ora non ho più scuse e poi ho sempre sognato di essere qui.
Arrivo al piano superiore di fronte alla saletta delle emergenze, ecco la mia tutor, non si è accorta che sono arrivata, tutti si affannano attorno al paziente, il medico del 118 che parla di infarto e tutti che si adoperano, aghi, aghetti, monitor, ossigeno, provette, mi infilo nella stanza e mi metto in un angolino da cui posso vedere tutto senza essere d’intralcio, ognuno fa qualcosa, l’uno perfettamente coordinato all’altro, come una danza provata mille volte, quasi a ritmo di musica, io mi stringo nel camice che sa di ammorbidente impaurita, quasi a trovare coraggio nel profumo che solo i panni lavati dalla mamma hanno. Sollevo lo sguardo sono passati già 15 minuti, che strano, ma siamo sicuri? Magari l’orologio corre troppo in fretta. Ora il paziente è stabile, l’infermiera avvisa i cardiologi, adesso bisogna portarlo al quarto piano. Ecco la tutor si è accorta di me, mi sorride e mi chiede se sto bene ” Sì sì – dico io – sono sempre cosi pallida”.
Non le dico che il cuore sta per saltarmi via dal petto, mi sorride ancora e mi dice: “Vieni lo portiamo su in cardiologia, prendi lo zainetto di emergenza e chiama l’ascensore. Sei pronta per la tua prima notte dottoressa ? ”

aspirante anestesista

3 commenti

  • il guardiano scrive:

    Grazie per questo tuo racconto. Grazie per l’entusiasmo che sei riuscita a trasmettere. L’emozione che ti arriva dalle cose nuove andrebbe sempre conservata e tirata fuori tutte le volte che la routine o la stanchezza ti fanno passare la voglia.
    Tutti i camici, anche quelli dei più vecchi e dei più duri, sanno un po’ di ammorbidente, in fondo.

  • Roberto scrive:

    Le sensazioni di cui parli penso che le abbiamo vissute tutti al nostro inizio….in fondo abbiamo dedicato una vita intera per arrivare a provare l’emozione e l’entusiasmo di questa prima notte.Comunque, anche dopo diversi anni come medico in pronto soccorso, mettersi il camice e partire ogni volta per l’ennesima notte da solo contro tutto non mi lascia ancora del tutto indifferente e questa passione che abbiamo ritengo che sia in fondo l’unico motivo valido per continuare a fare uno dei lavori piu’coinvolgenti ma anche piu’stressante che esista.

  • ania scrive:

    Grazie per le vostre parole,spero di riuscire sempre a mantenere l’entusiasmo con cui mi sto affacciando a questo mestiere.

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