cardiochirurgia

Destino beffardo

Posted by zarianto on novembre 17, 2012
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foto di HA

foto di HA

Quante volte accade, nel nostro amato/odiato mestiere di custodi notturni e festivi delle  vite altrui, di imbattersi in circostanze così singolari, da giustificare il sospetto dell’esistenza di un qualche regista occulto e bizzarro, alla direzione sapiente e divertita delle drammatiche e sofferte vicende umane?  Moltissime!  Ma tra tutte quelle possibili oggetti di narrazione, mai dimenticherò lo strano caso che mi accingo a raccontare, per la sequenza di coincidenze, pure assolutamente occasionale, occorsa a tutti i protagonisti.  E se non parlassimo, aihmè, di salute e malattia, di morte e sopravvivenza, che impongono la giusta dose di rispettosa serietà, forse verrebbe addirittura…da sorridere!

E’ la notte di San Sivestro di qualche anno fa.  Terminato il giro-pazienti medico e infermieristico di una rianimazione abbastanza tranquilla, onde attenuare la frustrazione di chi spesso è costretto a lavorare durante le festività, anche quelle più importanti e sentite, mentre gli altri, “i normali”, si danno alla pazza gioia, il personale del reparto dà luogo, con impaziente e superstiziosa rapidità furtiva, preventivamente anti-catastrofista, al brindisi – minimalista, austero e assai spartano, s’intenda – da tempo programmato, di saluto agli anni vecchio e nuovo, giacchè il regista occulto di cui sopra, apparentemente lo concede.  Apparentemente…appunto!

Per il cardiochirurgo di guardia è l’ultima notte di lavoro…in assoluto: il nuovo anno reca con sé una bella finestra provvidenziale, non solo previdenziale – l’ultima? – soprattutto quando gambe sinistrate, anziane e malferme escludono da tempo dalla sala operatoria: ci voleva proprio!

Il cardiologo reperibile sconta l’ultimo turno prima dell’agognato trasferimento verso un primariato prestigioso e si gode l’euforia di un doppio festeggiamento in compagnia degli amici.

L’anestesista di guardia non è sicuramente avulso dal contesto, ma un po’ contrariato si: nonostante una certa anzianità di servizio maturata altrove, in quella rianimazione è l’ultimo arrivato e, dunque, gli tocca lavorare, perché, nella nuova realtà, non contano le innumerevoli festività già trascorse in turno, in diverso nosocomio.

E’ da poco passata l’una di notte e tutti, ma proprio tutti, avvinti da improbabili intuizioni cabalistico-statistiche di auto-convincimento propiziatorio, si crogiolano nella più totale e incrollabile certezza…di averla scampata!  Quand’eccoli sobbalzare e ammutolire d’atomico sincronismo, al ritmo…della suoneria del telefono portatile “d’ordinanza” che annuncia l’emergenza in arrivo.  E che emergenza!  Di tutte quelle possibili e immaginabili…la peggiore in assoluto!

Si tratta di una neonatina di colore, in arrivo dall’ospedale ginecologico perché affetta dalla madre di tutte le malformazioni cardiache congenite, il cuore sinistro ipoplastico!  In pratica, la sventurata è funzionalmente priva di ventricolo sinistro e di radice aortica, per cui il ventricolo destro pompa sangue per tutto l’organismo e non solo per i polmoni, come normalmente dovrebbe accadere.  Affinchè però  il sangue vi giunga dalle vene polmonari, è necessario garantire la comunicazione tra atrio sinistro e destro, destinata a chiudersi in poche ore dopo la nascita.  Pertanto si rende opportuno l’ intervento urgente di settotomia percutanea mediante cateterismo cardiaco, da eseguirsi nel laboratorio di emodinamica, ad opera del cardiologo…e dell’anestesista reperibili!

I genitori della piccola sono di nazionalità nigeriana e non parlano Italiano.  Ricorrendo allo Spaghetti-English, dimostratosi estremamente affidabile finora, forse perché ne sono – modestamente – campione mondiale in carica, riesco a illustrare comprensibilmente la complessità del caso, le procedure cui verrà sottoposta la loro unica figlia e la  prognosi, piuttosto invalidante, se non fatale, in assenza di trapianto di cuore.  La rappresentazione della cruda realtà non li scoraggia e non scalfisce la loro felicità neo-genitoriale: ancora una volta, mi inchino di fronte alla grandezza dei sentimenti di cui l’animo umano è sorprendentemente capace.
Tuttavia, il loro racconto, che, a scanso di equivoci, faccio ripetere per ben tre volte e che trova conferma nella storia clinica, …mi fa letteralmente trasalire!  Rimango sbigottito nell’apprendere che la madre è reduce da ben…sette interruzioni volontarie di gravidanza!

Ora, posso facilmente immaginare…anzi no, potrei finanche percepire distintamente il flusso e il contenuto dei pensieri di chi legge in questo momento, ma, ove necessario – e con ogni probabilità non lo è – vorrei propagare il mio umile invito alla sospensione di un accattivante giudizio, poiché nulla è più fallibile…di noi tutti!  Cionondimeno, considerazione ancora, diciamo così, politicamente corretta, potrebbe essere la seguente: accidenti!  Doveva toccare proprio all’ottavo?

Purtroppo, dopo diversi mesi di ricovero ospedaliero e tribolazioni varie, nonostante l’instancabile e commovente vicinanza di entrambi i genitori ,la piccola …muore.

Fortunatamente, per noi sopravvissuti, come solitamente  accade, giunge infine l’alba di un nuovo…giorno!  E allora: happy new year!

Zarianto

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La Danza del Coagulo

Posted by Sbaru on novembre 28, 2011
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Sono solo uno studente in medicina per ora, non so neanche se posso già lasciare qui traccia della mia esperienza… fatto sta che questa notte è stata la mia prima notte in ospedale.
Frequento in cardiochirurgia e il giovedì gli specializzandi riposano e gli studenti vanno in sala. In questo momento l’unico vero studente sono io, infatti ormai quelli che sostituiscono gli specializzandi il giovedì sono dottori in coda per l’ingresso in specialistica. Ovviamente l’operazione più “scomoda” l’hanno sbolognata a me. Un re-intervento nel tardo pomeriggio… bello, vedere sostituire due valvole da mani esperte è meglio che andare al cinema, soprattutto quando ti trovi lavato sul campo operatorio e ogni tanto ti viene chiesto di toccare un cuore con mano, mettere punti o semplicemente aspirare del sangue.
L’operazione è praticamente finita, è il momento di chiudere…tocca a me! Ma la paziente in questione non ha intenzione di coagulare, il sangue che ristagna nel mediastino è fluido come se avesse preso l’aspirina… la sua ACT resta a 190 anche dopo 2 sacche di plasma. L’intervento che poteva finire in cinque ore sembrerà durare molto di più.
Le garze sembrano sempre più rosse e dopo averle provate tutte, comprese le garze bollenti su pleure e pericardio, una infermiera improvvisa la danza del coagulo. Sono troppo stanco per arrivare a leggere l’ora, ma sicuramente la mezzanotte è passata da un pezzo…ciò che inizia a preoccuparmi maggiormente sono le news dal reparto: una signora, non si sa bene come, ha deciso che era la sera giusta per rompersi l’arteria femorale, e così con due clamps uno a monte e uno a valle della rottura giunge nella sala affianco alla mia in urgenza.
Arrivano notizie di un espianto ex vivo di polmone a un ospedale vicino, tutti scalpitano perché è in corso uno studio importante e uno dei nostri pazienti sta per avere in dono il respiro di qualcun altro.
E in tutto questo io sono sempre lì con le mie garze che ormai non si contano più e sono sempre più rosse. Arriva un giovane strumentista in sala urlando “dissecante”…
è l’urgenza per eccellenza in cardiochirurgia e probabilmente la sua notte sarà ancora più lunga della mia!
BASTA…non ha più senso aspettare, ancora una sacca di plasma e poi si chiude lo sterno, si aggiunge un drenaggio in più, ma ci sono in gioco complicanze ancora peggiori di un sanguinamento post-operatorio dopo dieci ore sotto i ferri!
Finalmente quel torace aperto e irriconoscibile, ora ha un aspetto quasi umano, se non fosse per quei 3 tubi che sbucano poco sopra la pancia!
Esco dalla sala operatoria strappandomi il camice sterile neanche fossi dentro un telefilm…peccato che, neanche fuori dal reparto operatorio, giunge la notizia che il dissecante probabilmente non ce la farà…
mi sento in colpa. Non so perché, ma mi sento sempre in colpa, anche quando nella mia impotenza, non riesco a fare il possibile.
Mi assicuro che la mia paziente stia bene, scrivo l’atto operatorio e fuggo in sella alla mia moto, nel buio della città, lontano dalle luci della corsia di ospedale.
Vorrei fumarmi una sigaretta, ma purtroppo non fumo…mi accontenterò di apprezzare il mio respiro che di norma silenzioso mi permette di vivere e di far sopravvivere…

Sbaru

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