Di solito sono preciso, man mano che i post arrivano li metto in ordine e programmo la pubblicazione, mantenendo rigorosamente l’ordine di arrivo.
Giorni fa ci è arrivata una mail, un amico ci ha inviato addirittura un e-book. Non erano molte pagine e, in attesa di leggerlo, comunque, mi sono tenuto sulle generali. Pensavo che, visto che era pubblicato ed in vendita, anche se non certo a caro prezzo, avremmo potuto postare un piccolo estratto, indicando poi il link per eventualmente acquistarlo.
Quindi ho risposto chiedendo cosa ne voleva fare.
Poi, in una interminabile seduta operatoria, ho avuto il tempo di leggere il libro, e devo dire che mi ha preso bene.
La risposta è arrivata quasi contemporaneamente alla fine della lettura:
“Ciao Asch, sono contento che il libro ti interessi, ma vedi com’è la vita, oggi mi trovo a risponderti in un modo che non avrei immaginato quando ti ho inviato Caro Dottor Cronin, il quattro aprile. Forse non lo sai ma io vivo a Civitanova Marche, un qualsiasi posto della costa adriatica fino a tre giorni fa, poi all’improvviso due brave persone si impiccano in uno sgabuzzino chiedendo perdono e una terza, appena lo scopre, si getta in mare e li segue; così questa mia piccola città di provincia diventa il simbolo della sofferenza della gente in tempo di crisi.
Ma facciamo un passo indietro.
Circa un anno fa mi venne l’idea di scrivere qualcosa che raccontasse chi siamo noi medici di oggi, cosa pensiamo e sentiamo mentre marchiamo il cartellino; credevo che la gente dovesse sapere chi c’era dentro i camici cui s’affidava.
Non l’ho scritto e lo confesso a te, ma credo che siamo in una condizione simile a quella dei fanti della prima guerra, che se non saltavano fuori dalla trincea o non avanzavano adeguatamente, venivano ammazzati da altri soldati italiani a questo deputati. Si poteva quindi scegliere soltanto tra una pallottola austriaca e una italiana. Noi medici di questo SSN derubato, truffato, tarlato e falsamente aziendalizzato abbiamo la malattia al posto degli austriaci e i politici che ci sparano alle spalle. I pazienti, gli esseri umani che vogliamo curare, in tutto questo, invece di essere la patria da difendere, stanno sdraiati e aspettano nella terra di nessuno (mi vergogno di questa similitudine offensiva per i fanti e spero che mi perdonino se li ho paragonati a noi, ma è solo per la emblematicità di quanto accadde a loro).
Sempre per i casi della vita, mia madre mi restituì una vecchia copia di E le stelle stanno a guardare venuta fuori da uno scatolone dei tempi del liceo. Rileggendo Cronin non ho potuto fare a meno di trovarvi le similitudini sconcertanti di cui parlo nel prologo del libro e che mi hanno spinto a sceglierne il titolo.
Finito il lavoro, ho pensato che potevo farne qualcosa di utile a chi ne avesse più bisogno e se vai al link
http://www.amazon.it/Caro-Dottor-Cronin-ebook/dp/B00BTNNJWS
vedi che avevo deciso di devolvere gli utili di vendita (anche se probabilmente simbolici) all’emporio della solidarietà del comune di Civitanova: un posto dove distribuiscono beni di prima necessità a chi ne ha bisogno.
Pensavo che la prima forma di cura sia quella di garantire almeno il nutrimento.
L’undici marzo, quando il libro è stato pubblicato, mi sentivo soddisfatto della mia scelta e del lavoro. Giorni dopo veleggiando nella rete mi sono imbattuto nel vostro sito, l’ho visitato e mi è piaciuto molto (adesso faccio lo psichiatra ma ho cominciato come medico di pronto soccorso e conosco l’odore delle notti di guardia), così vi ho inviato volentieri una copia, era il quattro di aprile.
Il cinque aprile si sino ammazzati in tre, e il sei aprile, il Presidente della Camera è venuto in piazza da noi, in chiesa e in comune. Questa mia piccola città è stata sparata sui media in ogni forma, ognuno ha trovato il modo di dire la sua: dall’ OMICIDIO DI STATO, a Vittime della DIGNITA’…
Quante parole, e a sera, leggendo la tua mail, non me ne venivano per rispondere alla tua domanda: che ne vuoi fare?
Ho aspettato e penso che, nonostante tutto, continuare a parlare e diffondere quando tutto sembra insensato può sempre rappresentare, se non altro, una ricerca di senso. Inoltre, seppure la scelta di attirare l’attenzione su chi si trovava in condizione di improvvisa e imprevista povertà è stata per il momento inutile (e a vederla da qui, davanti a quei morti, simile ai soliloqui di certi miei matti), credo che sia coerente proseguire. Non solo, se oggi qualcuno è morto perché dopo una vita di lavoro non aveva più di che sostentarsi, continuando così, non è da escludere che domani qualcuno possa ammazzarsi perché non potrà permettersi le cure che un SSN in fallimento non può più prestargli.
Quindi, caro Herbert, scegli uno o due sospiri e pubblicali pure. Se vorrai diffondere il link che ti ho indicato sopra te ne sarò grato.”
e così farò.
Vista la concomitanza degli eventi stavolta non mi sono sentito di procrastinarlo (sarebbe passato a fine maggio) e così chiedendo scusa agli altri autori, il prossimo post sarà tratto dal libro “Caro Dottor Cronin” di Ubaldo Sagripanti.
Herbert Asch