malattia

Cold nose

Posted by Labile on luglio 07, 2013
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foto di MV

foto di MV

Sì, è evidente la sorpresa ripensando alla tua faccia! Potrei aspettarmi l’irruzione di un lunedì qualsiasi con cui incomincia la settimana, l’aria seria che circonda gli occhi scuri quasi all’ombra di ciglia folte e cespugliose … almeno così mi sembra di ricordarle cercando bene di impaginare i ricordi.

Quando le persone ci lasciano, tornano a trovarci inaspettate con un ricordo, una docile memoria che ci asseconda in ogni momento, a volte consolandoci, altre a scuoterci.

Comunque sia, tornano i pensierini precisi, fatti e immagini speciali che mai ci lasceranno più.

Quasi evocato, Aldo mi torna in mente, quando la commessa spruzza un piccolo getto vaporizzato di profumo sulla striscia di pergamena, agitandola nell’aria davanti alla mia faccia, con lo sguardo professionalmente ammiccante.

Non ho ben capito ancora oggi se a colpirmi fu il suo misterioso mestiere mai sentito o la meraviglia che veramente il suo naso potesse essere un’occupazione vera e anche molto ben pagata.

Aldo mi torna così improvviso alla mente, annusando il leggero profumo da scegliere in un inizio di sole tiepido e che annuncia la tanto attesa primavera.

Quanta perizia ci mise Aldo a convincere la mia incredulità che il suo naso era veramente l’organo con cui esercitava e concepiva da anni in giro per l’Europa nuove e sconosciute fragranze di essenze da vendere sul mercato di mezzo mondo.

Mi sarei aspettato un naso importante alla Cyrano de Bergerac, un organo facciale del tutto monumentale, quasi che grandezza e importanza rendessero quel suo reale mestiere così misterioso e ben pagato.

Mi convinse, invece, con quel naso del tutto normale spiegandomi per bene la capacità infinita che alloggiava nelle sue cellule olfattive. L’olfatto, mi diceva, è il senso che rende possibile la percezione delle sostanze volatili presenti nell’aria. Nell’aria, continuò, c’è tutto un mondo invisibile e apparentemente senza corpo che i nostri occhi non vedono e che solo il nostro naso può far si che ogni giorno non abbia lo stesso odore.

Aldo ammalato in un letto ben pulito e riassettato ogni giorno. Aldo accudito, Aldo alimentato, Aldo lavato, pettinato e sbarbato, Aldo curato. Quante volte le nostre mani hanno sostituito le mani di Aldo, quante volte le nostre gambe hanno camminato al posto di quelle di Aldo.

Mai però, il suo naso, fu in nessun caso sostituito.

Dalla sua stanza commentava le numerose “essenze” che circolavano per il reparto e lui spiegava abilmente facendoci notare che da quegli odori lui sapeva sempre cosa succedeva in giro.

Il giro letti al mattino si annunciava benissimo, a seguire il sottilissimo odore del caffellatte ospedaliero, il profumino silenzioso del disinfettante della pulizia dei pavimenti. Il silenzio spietato e freddo del giro visita. La minestrina serale accompagnata dalla mela cotta.

L’onnipresente e improvviso profumo, quasi crudele, del caffè appena fatto. Un potente elisir di lunga vita capace di resuscitare sguardi opachi e rassegnati, suggerito all’infinito sempre in orari inaspettati.

A volte la sua puntuale descrizione degli odori, (Aldo, a volte si chiamano puzze!) era del tutto comica, altre invece alquanto tristi e lungimiranti.

Comunque sempre puntuali.

A pensarci bene, oggi, ci insegnò un punto di vista nuovo e imprevisto, a compiere lo sforzo giusto e necessario di andare oltre le evidenze, una lezione indimenticabile di come l’inaspettato possa realizzarsi attraverso un odore, un profumo.

Altro che Proust e le sue petites madeleines

Aldo dal suo letto a occhi chiusi sembrava una portaerei in perlustrazione nel mediterraneo, la sua immobilità allettata provocava a momenti il sottile terrore di essere intercettati e individuati.

Magari anche girando lentamente il suo naso, di essere affondati.

Ciao Aldo ovunque sei !

( “… E’ stata una visione o un sogno ad occhi aperti?”Ode to a Nightingale,  John Keats (1819)

Labile

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Non c’è differenza

Posted by Magamagò on ottobre 02, 2012
emozioni / 4 Commenti
foto di EP

foto di EP

Ti ho curato, ho cercato di curarti il corpo, e tu mi aiutavi a riscoprire la tua anima, la tua essenza; ho riscoperto chi mi stava intorno, filtrati attraverso te che avevi la saggezza di una vita vissuta a lungo e totalmente. E ho riscoperto me stessa, nelle parti simili a te e in quelle comunque derivanti da te. Mi sono arrabbiata con te … no, non con te ma con la malattia che mi impediva di assaporare i momenti belli vicino a te.

Quanta rabbia avevo all’inizio: mi sfuggivi dalle mani e non riuscivo a trattenerti, quanto tempo ho perso,quanto …

Poi ho capito, mi hai fatto capire che bastavi tu a lottare, e che io dovevo essere al tuo fianco e basta.

Sono anche scappata, quando l’angoscia era troppo forte, e tu lo sai, ma poi ritornavo perchè tanto eri comunque con me, dentro di me.

Chi era il malato e chi era il guaritore? Più io malata per non aver capito il ciclo naturale della vita, e che tu invece in questi mesi mi insegnavi ad accettare, come quando mi hai detto, quell’ultima mattina : “Non ce la faccio più “.

E’ questa la morte? Averti sempre di più vicino, nel cuore? Ben venga allora, ma che fatica dirlo !!

(dedicato ad un paziente coi capelli bianchi in Rianimazione che mi ricordava papà morto da poco )

MAGAMAGO’

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come cambia la vita in una notte

Posted by bambinachedanzanelvento on luglio 04, 2010
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Inverno 2007-2008. Uno degli inverni più secchi degli ultimi anni, quasi siccità. La pelle mi sembra un po’ secca. Prude. Dappertutto. Inizio a mettere creme e va un po’ meglio. Ma poco. Poi provo a cambiare le stoffe, uso solo cotone, taglio tutte le etichette perché non le sopporto. Passano i mesi.Stanca. Mamma mia se sono stanca. Certo, stiamo facendo turni pazzeschi. Ma d’altra parte i miei turni non sono più pesanti di quelli degli altri, se ce la fanno loro perché non dovrei farcela io? Il prurito continua, eppure ho fatto anche esami del sangue ed era tutto più o meno a posto, niente problemi al fegato, non sono allergica… sarà lo stress? Può essere… sembra peggiorata anche l’esofagite da reflusso: per dormire devo aggiungere un cuscino, altrimenti mi viene la tosse. Mah… forse dovrei andare da uno psicologo…

Inverno 2008 – 2009. Continuano, e aumentano, il prurito, la stanchezza, e i cuscini… Sembra sempre solo stress. Ripeto gli esami del sangue, sembra sempre tutto ok. Lavoro, lavoro, lavoro. Mi sento un po’ gonfia, la catenina non sembra più stretta? E la giugulare esterna sinistra mi sembra turgida, no? Chiedo ai miei colleghi… ma no, figurati… Magari fai una lastra del torace. Sì… e poi? ho altro da fare… e il tempo passa…

28 aprile. Rientro da una settimana di ferie passata praticamente sempre a dormire, ma non mi sento molto riposata. Forse perché la settimana ancora prima avevo lavorato 90 ore? Mah…

Come sempre al rientro dalle ferie, ho “vinto” il turno mattino-notte, e mi preparo alla notte facendo il mio solito pisolino. Stavolta però mi ribello ai cuscini: ho sempre dormito meglio senza cuscini e a pancia in giù, possibile che non possa farlo anche ora?
Mi sveglio a fatica dopo un paio d’ore, la sveglia suona con insistenza, la testa è pesante. Mi guardo allo specchio e mi spavento a vedere gli occhi gonfi. A dire il vero mi sento tutta gonfia, testa, collo… Palpo istintivamente il collo e finalmente lo sento: un linfonodo sovraclaveare a destra, grosso almeno 2-3 cm, ma come avrò fatto a non sentirlo prima?
E d’un tratto, finalmente, dopo mesi, i pezzi del puzzle iniziano ad andare a posto…

Vado a lavoro. Al mio ingresso in rianimazione le infermiere mi vedono e si alza il coro: ma cos’hai fatto??? hai una faccia! Tranquille, mi sono solo svegliata un po’ gonfia, in effetti ho anche un linfonodo ingrossato, ma tranquille, ora vado in pronto soccorso e mi faccio fare due esami… Il mio collega della notte è al telefono, gli parlerò poi…
L’internista del pronto soccorso è d’accordo con me sugli esami e suggerisce anche un ecografia del collo per la mattina dopo. Sono io a chiedergli la lastra del torace. Lui: figurati, dai, speriamo proprio di no… Io: tu prescrivimela.
Passo in radiologia ma c’è tanta gente, e poi proprio in quel momento mi chiamano per un cesareo urgente. Un bel maschietto. Un piccolo miracolo, come sempre, quel piccolo cucciolo urlante, la mamma commossa. Il mio ultimo cesareo per un po’… per fortuna, comunque, anche l’ultima chiamata della notte: quasi un secondo miracolo!

Ripasso in radiologia, c’è ancora gente, ma i tecnici decidono che io ho la precedenza (d’altra parte ero già passata prima, no?) e mi fanno passare. Quando esco dallo spogliatoio c’è un torace sul monitor, e commento: beh, non è male. Il tecnico: sì, in effetti è meglio del tuo… che è questo: il mediastino è un po’ allargato, ma lo sapevi già, vero? io: no, ho fatto la lastra per questo. Il tecnico: ah… mi è sembrata una gran risposta, non c’era proprio altro da dire. Quella lastra poteva voler dire solo linfoma. Se poi ci metti il prurito, la stanchezza, la tosse (che, iniziavo a sospettare, era dovuta alla massa e non all’esofagite), non poteva essere molto altro. Lo sapevo io, lo sapeva il tecnico. L’ha capito subito anche il mio collega della ria, quando sono tornata su e gli ho fatto vedere la lastra. Essere medici in certe cose aiuta, ti risparmi qualche ansia da attesa, perché alcune cose le capisci da solo.

Beh, è stata una serata lunga, sono le 2 passate, e la mia stanchezza è sempre con me. Me ne vado a dormire. Ma riesci anche a dormire, mi chiede il collega? Oh sì! Assolutamente sì!
Vado a stendermi nella poltrona-letto dove ci stendiamo quando non ci chiamano per qualche urgenza, con tre cuscini stavolta… ma in effetti non mi addormento subito. Mi domando cosa mi aspetta, e quando sarà la prossima notte che passerò su quella poltrona, se ci sarà un’altra notte su quella poltrona… ma sono certa di sì. Il linfoma ha una prognosi ottima, l’ematologia non è stato uno dei miei esami preferiti all’università ma questo me lo ricordo bene. Se proprio devi avere un tumore, forse il linfoma è il migliore di tutti. O almeno, il meno peggio.
E poi, se devo essere sincera: sollievo. Non è stress, non sono matta. Finalmente so. Finalmente si potrà fare qualcosa. Finalmente, soprattutto, posso riposare. Al mattino inizieranno gli esami, le cure, le novità che, di fatto, cambieranno un bel po’ la mia vita, almeno per qualche mese. Ma per ora posso riposare. Tranquilla, finalmente.

bambinachedanzanelvento

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