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Solidarietà

Posted by Nanu on novembre 18, 2015
cronache / Nessun commento
foto di RdR

foto di RdR

A: Un paziente HIV positivo per un rapporto sessuale occasionale, recentemente operato per un carcinoma esofageo.

B: Un giovane ragazzo con morbo di Still in attesa di intervento chirurgico per acalasia esofagea.

C: Un giovane albanese operato d’urgenza per una perforazione gastrica qualche ora dopo il suo approdo sulle coste italiane.

Tre storie lontane, in comune il corridoio di un ospedale. A chiede ai suoi figli di acquistare del vestiario per C che non possiede altro in Italia che i vestiti che indossa, consola la mamma di B in attesa dell’intervento, e si precipita dal giovane B appena rientrato dalla sala operatoria per un saluto. La mamma di B assiste ormai quotidianamente suo figlio e C, la cui mamma è troppo lontana. C racconta la sua storia e rassicura B sulla riuscita dell’intervento, al suo rientro dalla sala gli mostra le sue stesse foto poco dopo l’operazione per dirgli quanto presto tornerà anche lui a sorridere.

La solidarietà nel dolore tra le corsie di un ospedale avvicina storie lontane e offre la possibilità di scoprirsi migliori, ed anche nella malattia utili, e talvolta perfino essenziali per gli altri. È a questo che voglio pensare in quei giorni in cui questo lavoro vorrei non averlo scelto.

Nanu

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Nuovo ricovero

Posted by Midiego on maggio 01, 2015
ritratti / Nessun commento
Foto di MV

Foto di MV

Entra in reparto un barella, accompagnata da mascherine di protezione, è la prima cosa che noto, si accende il dubbio… Sulla barella spiccano oltre la mascherina un paio di occhi, di quelli che noi occidentali non possiamo permetterci. Un insieme di ossa raggruppate da un velo di pelle, una voce flebile imbarazzata, e lo sguardo sperso, impaurito. Non parla italiano, ne’ inglese, ne’ francese, ma una lingua che viene da lontano, talmente radicata nelle sue origini che prende il nome dal proprio popolo. Il traduttore c’è e mi aiuta a capire chi mi trovo davanti, almeno in senso clinico.
È quello che viene dopo che fa la differenza.
Costretto in isolamento dentro una stanza, solo, sento per lui l’ulteriore discriminazione che si aggiunge a quella che c’è già in giro, come se non bastasse. Porta sulla pelle i segni della guerra, le cicatrici dell’imposizione di presunti valori e regole che non appartengono a nessuna morale se non quella che segue la follia umana. Nella banale intimità del corridoio mi racconta a gesti e improvvisate parole come la baionetta gli abbia trafitto il torace, il calcio del fucile ferito la fronte, le percosse e le cinghiate abbiano segnato in realtà soltanto quel velo di pelle..
La verità è che hanno compromesso definitivamente orgoglio, anima, cuore, sentimento, dignità, diritti.
La verità sono gli otto mesi di cammino a piedi dall’Afghanistan all’Italia, e i suoi compagni morti di stento, con dentro agli occhi soltanto più la speranza di quel cammino.
La verità sono i suoi fratelli minori uccisi a colpi di kalashnikov, i suoi figli e sua moglie rinchiusi in casa per non cadere sotto i cecchini.
La verità sono i valori di una religione antica, manipolati per seminare terrore tra la gente, una guerra tra i poveri.
La verità traspare da quegli occhi.
Che alla fine su quel letto d’ospedale siamo poi tutti uguali senza distinzione alcuna.
Che fermarsi ad un pregiudizio, non ne vale mai la pena. Mai.

Midiego

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