Caterina domani va in reparto. Caterina va in reparto dopo 54 giorni di ricovero, 40 chili in meno, e senza nemmeno una tac. Se ne va portandosi via il suo letto, il suo sorriso, e il suo appetito. Ed è strano, ma da noi quando se ne vanno via così, un po’ ci dispiace. Anche se in realtà ci fa veramente piacere (non è facile da spiegare). Non è guarita, Caterina, la strada verso casa è ancora lunga, ma sicuramente non è più in salita, non è più nel buio, non è più alla giornata. Caterina può ricominciare a fare dei progetti, ad organizzarsi la vita. Adesso la via è sicura, è segnata. Salvo complicazioni (ovviamente).Caterina è arrivata avvolta nel tappeto di casa, trasportata dai vigili del fuoco, calata dal balcone, poggiata su di una barella traballante. Non respirava più. 170 chili (mai misurati, perché in ospedale non c’è nessuna bilancia in grado di farlo) ammucchiati sul torace, sull’addome, contro il diaframma… Impossibile respirare.
Il letto l’abbiamo dovuto fare arrivare apposta perché quelli normali non erano omologati per pesi superiori a 130 chili. Un tubo in gola e via. I ventilatori non si spaventano, loro spingono finché ce n’è, finché vuoi tu, e l’aria ha ricominciato a circolare, il sangue ad ossigenarsi. Quanto a fare una tac non era pensabile. Il lettino non l’avrebbe retta, e si rischiava di farla restare incastrata dentro. Va be’, pazienza, facciamo senza. Le radiografie sembravano più delle machhie Rorschach che non immagini di organi intratoracici, ma anche lì che potevamo farci? Le abbiamo interpretate secondo pulsioni inconsce…
Poi la tracheo (fatta dal primario ovviamente) e un lento, lungo, graduale processo di guarigione. Roba che da un giorno all’altro sembrava sempre ferma lì, ma a distanza di una settimana il miglioramento lo vedevi eccome. Nessuno ci credeva, ovviamente. Nessuno ci avrebbe scommesso dieci euro.
Eppure Caterina, paziente, ostinata, sorridente, ha ricomicniato a respirare, ad aprire gli occhi, poi a muoversi, poi a dimagrire.
Domani se ne va senza cannula, con la sua voce un po’ chioccia. Guarita da non si sa che cosa, dopo 54 giorni di rianimazione, senza aver mai fatto neppure una tac. Buona fortuna.
il guardiano