ortopedia

Traumalgia

Posted by FiloDiK on ottobre 03, 2014
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Foto di MV

Foto di MV

Lunedì di quelli infiniti, se esistesse il concorso di “Miss Occhiaie” credo che avrei delle buone chances di vittoria. Certo che passare le ore fuori dalla sala ad aspettare il nostro turno, con gli interventi delle 11:00 e delle 14:00 che diventano quelli delle 13:30 e delle 16:00 per una sottocapitata che non si lascia inchiodare, non aiuta proprio per niente.

Meno male che l’avambraccio è complesso e l’omero si rivela una pluri-frammentata un po’ stronza … almeno ne è valsa la pena, di tutta quella pre-sala a intra-sentire i pazienti appena svegli che straparlano, drogatissimi di Diprivan. Da registrare.

Entrano gli infermieri a prendere il paziente, lo specializzando cambia sala inseguendo la sua ennesima placca di clavicola.

Tempo di accoccolarmi sul seggiolino del pc per scrivere il verbale, ma soprattutto sottrarre le caviglie alla morsa della gravità, che entra il Doc: sala urgenze, c’è da amputare quel politrauma per cui è accorso in piena notte … quel ragazzone di 29 anni e 120 chili, che si è distrutto in un incidentaccio auto/moto nel weekend e adesso è lì che aspetta con le sue fasciotomie di gamba.

Dai Doc, non guardarmi così. Dai che mi manca mezz’oretta e basta. E poi son sempre qui… Se mi ordini di stare anche oggi mi impunto, stavolta mi impunto davvero.

Ma il Doc non dice niente ed è stanco, e ha in mente quel paziente dalle 3 del mattino, e a me non sembra neanche di avere alternative. Me ne accorgo mentre mi lavo, con quell’assurdo grembiulino impermeabile che preannuncia sangue in quantità, e poi ancora mentre aspiro con cautela vicino a quella malefica sega di Gigli che sembra sempre lì lì per tirare gli ultimi e abbandonarci nel mezzo del nostro campo di battaglia.

Operatoriamente va tutto liscio, se così si può dire, con l’adrenalina che mi soccorre dalla stanchezza letale della giornata seminando placche ateromasiche in giro per le mie arterie ma salvandomi innegabilmente le chiappe davanti a due o tre vasellini ribelli, e il moncone è proprio bello. Funzionalmente bello, con cute a sufficienza … possiamo definirci contenti.

Ma io mentre chiudiamo vorrei la radio a mille per sigillare fuori il pensiero che, per un Ortopedico, amputare è l’atto più irrazionale che esista – l’atto che più di tutti va contro la logica del nostro lavoro, contro la logica di chi taglia per riparare e non per tagliare e basta. Un atto preciso come tutto quello che si fa in sala, ma di una precisione dura e irrevocabile e avvolta da una vertigine di definitività.

E non so cosa darei per essere ancora là nel mega ospedale americano, dove “Life over Limb” era il mantra di ogni 24 ore e giustificare – prima di tutto a me stessa – la lieve presunzione di questo specifico gesto chirurgico non era poi così difficile. Non so cosa darei per avere accanto D., il mio fratello-collega di tante notti di Trauma made in U.S.A., e cercare nei suoi occhi le risposte a tutte quelle domande che non permetto a me stessa nemmeno di formulare.

Ma non son da sola: c’è il Doc, che ha fatto un super-intervento anche dopo questo insensato turno devastante di quasi 18 ore all-inclusive e che non ha smesso un attimo di impegnarsi come per il più certosino dei salvataggi d’arto. Il Doc che non si piega alla fredda necessità della cosa e non si lascia anestetizzare insieme al paziente – anche se questo implica esporsi e uscirne stravolto – perché tenerci è l’unica posizione veramente umana e didattica e corrispondente.

Perché il giusto non è il comodo e non è il facile, e richiede mani salde cui aggrapparsi.

E perché quando un Energy Drink non basta per ingoiare i dubbi, quando non ci sono parole per esprimere il crollo del Parasimpatico nelle vene e la certezza di un lavoro ben fatto nelle mani e la morsa della paura intorno al cuore – perché gli anestesisti han parlato di CID e poi già altre volte è crollato tutto, proprio nel momento del massimo “controllo” … esiste solo la gratitudine di potersi affidare, e la sensazione che un abbraccio di 30 secondi possa in realtà durare 4 ore e 20. Minimo.

FiloDiK

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