È questo il posto giusto per osservare il mondo, tu che mi chiedevi come. Siediti qua nella penombra mentre mi cambio e osserva la schiera di questi scheletri metallici. Guardali con l’occhio del generale che prima della battaglia ripassa i volti e i nomi dei soldati e per un breve brivido è sincero, sa che tra poco per la metà saranno morti.
Qui nessuno muore ma qualcuno ci lascia l’anima lo stesso, che se la toglie con la giacca quando entra, pensa che è meglio non sciuparla per lavoro. Altri al contrario l’appendono alla gruccia a fine turno, che fuori è nebbia e solo qui per loro è vita. E sono pochi, sai, quei pochi che l’anima ce l’hanno addosso sempre come una maglia della salute logora per l’uso, che non si leva e non si lava, perchè si corre sempre su quel filo, il filo teso da un punto all’altro che si inizia e si finisce.
Che poi è difficile da dire, anima, io non li conosco quei ventungrammi fatti di niente. Ecco, preferisco i ventungrammi della chiave appesa all’armadietto, quelli li soppeso e già mi sanno dire. Guarda, solo pochi stipetti hanno la chiave, alla maggior parte manca, parete liscia, fredda, inespugnabile, che se la portano via, anche solo per pisciare; entrano si cambiano e mettono tutto sotto chiave, anche quando vanno a casa e lì dentro resta solo una divisa sporca, ma loro chiudono, sigillano, che la proprietà gli è di conforto. Io adoro quelle quattro chiavi che pendono serene, che aiutano ad aprire, mi aiutano a capire, mai a chiudere e precludere, e non li toccherò quegli armadietti ma mi piace che loro stiano lì come donne oneste che non temono lo sguardo e nemmeno la carezza.
E non è un caso che quelli con la chiave siano gli armadietti delle persone con cui lavoro meglio, il gruppo solidale, lo zoccolo d’intesa, uomini e donne di profilo basso e cuore schietto che e’ un piacere starci a fianco. Anche ora che a fine turno ho una stanchezza che mi esce dalle tasche, mi attardo in questo luogo per me sacro e indugio un po’ a guardarmeli. Non vedo scheletri metallici, ma corpi e voci e nomi che confortano.
massimolegnani