Viaggio al termine degli armadietti

Scritta da massimolegnani su giugno 12, 2013
emozioni
Foto di MV

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È questo il posto giusto per osservare il mondo, tu che mi chiedevi come. Siediti qua nella penombra mentre mi cambio e osserva la schiera di questi scheletri metallici. Guardali con l’occhio del generale che prima della battaglia ripassa i volti e i nomi dei soldati e per un breve brivido è sincero, sa che tra poco per la metà saranno morti.

Qui nessuno muore ma qualcuno ci lascia l’anima lo stesso, che se la toglie con la giacca quando entra, pensa che è meglio non sciuparla per lavoro. Altri al contrario l’appendono alla gruccia a fine turno, che fuori è nebbia e solo qui per loro è vita. E sono pochi, sai, quei pochi che l’anima ce l’hanno addosso sempre come una maglia della salute logora per l’uso, che non si leva e non si lava, perchè si corre sempre su quel filo, il filo teso da un punto all’altro che si inizia e si finisce.

Che poi è difficile da dire, anima, io non li conosco quei ventungrammi fatti di niente. Ecco, preferisco i ventungrammi della chiave appesa all’armadietto, quelli li soppeso e già mi sanno dire. Guarda, solo pochi stipetti hanno la chiave, alla maggior parte manca, parete liscia, fredda, inespugnabile, che se la portano via, anche solo per pisciare; entrano si cambiano e mettono tutto sotto chiave, anche quando vanno a casa e lì dentro resta solo una divisa sporca, ma loro chiudono, sigillano, che la proprietà gli è di conforto. Io adoro quelle quattro chiavi che pendono serene, che aiutano ad aprire, mi aiutano a capire, mai a chiudere e precludere, e non li toccherò quegli armadietti ma mi piace che loro stiano lì come donne oneste che non temono lo sguardo e nemmeno la carezza.

E non è un caso che quelli con la chiave siano gli armadietti delle persone con cui lavoro meglio, il gruppo solidale, lo zoccolo d’intesa, uomini e donne di profilo basso e cuore schietto che e’ un piacere starci a fianco. Anche ora che a fine turno ho una stanchezza che mi esce dalle tasche, mi attardo in questo luogo per me sacro e indugio un po’ a guardarmeli. Non vedo scheletri metallici, ma corpi e voci e nomi che confortano.

massimolegnani

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1 Commento

  • gelsobianco scrive:

    Ho letto, riletto e letto ancora il tuo scritto, ml!
    Ho visto, preso tra le mie mani, quelle chiavi che pendono dagli armadietti.
    Ho respirato profondo ciò che esse fanno sentire, la solidarietà, l’intesa profonda di uomini e donne “di profilo basso e cuore schietto” che lavorano insieme con piacere reciproco, che non usano quelle chiavi per chiudere, anzi…
    Ho viaggiato anche io al termine degli armadietti.
    Ho fatto scendere in me la atmosfera “bella” che è nel tuo scritto.
    “…ma mi piace che loro stiano lì come donne oneste che non temono lo sguardo e nemmeno la carezza”
    …donne vere, trasparenti che, nella loro onestà viva, non temono nulla, neppure il loro modo di essere, che non si chiudono davanti allo sguardo ed a un gesto spontaneo, ma si aprono, con il loro coraggio.

    Grazie, ml.
    gb
    Nel titolo la mente vola al celebre romanzo di Cèline!

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