Testamento

Scritta da Magamagò su Giugno 15, 2017
emozioni

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TESTAMENTO: dal greco diatheke “patto”
Come dite dottorè? Si lo so cos’è il testamento biologico, o dichiarazione anticipata di trattamento. Non ho studiato molto ma mi tengo aggiornata, leggo, guardo la televisione e se non capisco qualche parola guardo nel vocabolario, o domando a qualcuno perché tante parole nuove o straniere nel mio vecchio vocabolario non ci stanno. E poi penso, ragiono; ho tanto tempo ora, e il corridoio davanti alla Rianimazione è così tranquillo, così silenzioso. E sono d’accordo, penso che sia giusto decidere tutto della propria vita: cosa leggere, quale scuola frequentare, quale professione intraprendere, chi sposare, a quanto andare in macchina…

Prendiamo tante decisioni  nella vita che anche l’ultima spetta a noi. E se non ci arriviamo dobbiamo essere aiutati, perché non si è tanto autonomi con un tubo in gola, un tubo per fare pipì, un tubo per mangiare, non si è tanto autonomi se non si muove neanche un dito, si battono solo le palpebre; e invece i neuroni, quelli sì che si muovono, con le sinapsi a posto e con le idee chiare in testa, ma costretti in un modo che non si augurerebbe neanche al peggior nemico.

E se poi il cervello non c’è più, o quasi, allora si deve avere il diritto di essere aiutati nell’ultima decisione, quella pensata magari tanto tempo prima ma mai rinnegata.

Come dite dottorè? Dovete mettergli un altro tubo? Se serve fate pure.

Vi ricordate tutto quel putiferio riguardo a quella bella ragazza in coma, quella col padre che voleva scegliere per lei e liberarla, e condannare se stesso ad una vita con questo macigno addosso? Se invece di far circolare quella bella foto, quell’immagine di un momento felice, avessero pubblicato una foto di com’era diventata dopo anni di coma passati in ospedale, sia pure con tutti i riguardi, scommetto che molti “benpensanti” non avrebbero più gridato all’omicidio.

Dite che parlo troppo dottorè? Scusate, sì mi metto tranquilla, e certo che risponderò alle vostre domande. Non posso fare altro per lui.                         

Sì, non aveva malattie prima, sì era sano come un pesce il figlio mio, era anche donatore di sangue, ed era bello come il sole, tutto suo padre.

No, non mi aveva detto nulla, mi aveva sorriso… anzi no mi aveva detto “ci vediamo presto “, e poi se n’era andato.
A buttarsi dal ponte se n’era andato, con le pietre nelle tasche per affogare prima, prima che un’ultima voglia di vivere lo spingesse a nuotare verso la superficie.
Ma poi si salva, sì?
Ah, dite di no, che le cellule cerebrali sono state irrimediabilmente compromesse dall’anossia prolungata, che l’EEG è piatto da giorni, e ora non ce la fa più a respirare da solo. Ma il cuore è forte, dite.
E non vi rattristate per me, dottorè , sapete che si fa? Doniamolo a qualcuno questo cuore, e anche il resto, reni, polmoni, cornee, fegato, tutte quelle parti sane di lui che ancora restano e che  amavano la vita. Non come il suo cervello che come direttiva di fine vita lo ha portato su quel ponte a 20 anni. Il cervello è suo, ma il resto è mio, mio che sono la madre, che l’ ho messo al mondo, ma al mondo  ci siamo solo noi due, e dunque spezzettiamo questo figlio mio e facciamo vivere altri figli, in sua memoria. Questo deve essere l’unico testamento valido.
Sì mi calmo, sono calma, ma ora dottorè scusate, lo vado a salutare, a dirgli ” ci vediamo presto “, e poi le firmo tutte le carte che servono perché così avrebbe voluto fare il figlio mio, io lo so:

Magamagò

Per fortuna mia è tutta fantasia, ma credo molto in tutto quello che ho scritto.

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