Valentina

Scritta da Labile su maggio 01, 2013
cronache

“Ohi, Valentina, gambe lunghe per ballare, oh, Valentina, ogni ballo un grande amore, cocca, polpa di albicocca, che ti da’ con tutto il cuore, oh, Valentina, che prima gioca e poi ci muore”.

Questo mi viene in mente appena vedo arrivare in sala rossa la ragazzina in coma che velocissimi i colleghi del 118 ci portano avendola raccolta, ci dicono, da una festa. Si, proprio Valentina, quella di Crepax prima, poi cantata dalla Vanoni all’inizio degli anni ’80. Sembra quella Valentina, stesso taglio di capelli neri, età approssimativa 16 anni, vestita di jeans e magliettina, scalza. Un po’ poco in questo freddissimo 31 dicembre in cui il capodanno viene anticipato da brevi scoppi e isolati fuochi d’artificio, che un po’ dovunque intorno a noi anticipano l’attesa.

Valentina non dà segni di risposta, respira sufficientemente con un lieve sibilo e ci appare totalmente indifesa mentre procediamo nelle manovre solite. I colleghi del 118 ci sanno solo dire di aver ricevuto la chiamata da una festa di Capodanno in una villa poco lontana dal centro, non hanno raccolto notizie certe e sufficienti a capire l’accaduto. Il solito scenario di una festa: musica ad alto volume, tanto fumo ed alcool, tanta gente indaffarata in occupazioni varie e Valentina stesa all’esterno in mezzo al prato. Nessuno l’ha notata, nessuno sa esattamente da dove arriva. È lì inerme e sola in mezzo al prato appena gelato dalla brina notturna del Capodanno 2011.

Tirando via i jeans e la maglietta, ci guardiamo e facciamo tutti lo stesso pensiero, qualcosa di strano ci appare indecifrabile e senza risposta. La ragazza, sotto i jeans, indossa un paio di hotpans neri satinati, sflilata la maglietta indossa un toppino traslucido di strass. Ci diciamo che le stranezze viste in un Pronto Soccorso non sono mai troppe e che Valentina resterà sicuramente nell’annuario dei tipi insoliti.

Però Valentina oltre al coma non risvegliabile e ai suoi abiti minimali, mostra una serie di ecchimosi disseminate un po’ ovunque, soprattutto su gambe e braccia e dal colore sembrano essere recentissime. Parametri vitali stabili ci fanno pensare con calma all’accaduto e consideriamo in successione una aggressione, una violenza, l’assunzione di qualche sostanza d’abuso, insomma a tutte quelle ipotesi tipiche che necessitano di ulteriori azioni.

Qualcuno ci vuole parlare e si affaccia timida una ragazza bellissima e impellicciata, tacchi stratosferici e un viso truccatissimo di quelli da struccare in una settimana, in mano un paio di scarpe dai tacchi esagerati. Ci dice che sono di lei, Roberta, una sua amica invitata alla festa di Capodanno che si sta tenendo nella sua villa in campagna. Roberta è minorenne ci dice e quando gli chiediamo un telefono dei genitori risponde di non saperlo. Solita storia, genitori separati, lei che vive con la madre, padre assente. Tanto tempo libero passato con le amiche sedicenni, scuola maltrattata dalle seghe ma tanta irrefrenabile voglia di vivere.

Intanto ci arrivano gli esami di laboratorio, tutto normale, niente droghe ma tantissimo alcool, ad un livello tossico tale che spiega così il coma, che ora possiamo finalmente definire etilico. Allora da brave lavandaie cominciamo ad infondere liquidi e dopo qualche litro si fisiologica. Valentina/Roberta comincia a rispondere, apre gli occhi, si guarda intorno con uno sguardo interrogativo. “Che ci faccio qui?” ripete in continuazione. Pian piano iniziamo a parlare, la sua amica rassicurata se ne è tornata alla sua festa. Il Capodanno nel frattempo è scoppiato intorno a noi nel fragore generale, immaginiamo che fra un po’ ci arriverà tutta la casistica solita di questa occasione.

Roberta riacquista velocemente la parola e ci dice in successione che la madre con cui non ha un buon rapporto non sa esattamente dove si trova, non sa nulla della festa e quella sera di litigio casalingo l’ha vista andare a dormire nella sua stanza. Invece Valentina/Roberta esce dalla sua stanza, quindici anni e mezzo saltati dalla finestra e via con la sua amica ad una festa fuoriporta. Lo scavalco non è stato dei più semplici e tutte le ecchimosi provengono da lì. Alla festa, ci dice, ci sarà il ragazzo che, inconsapevole, lei ama. Ha immaginato decine di volte lo scenario festaiolo, capodanno e lei che esce dai jeans. Il ragazzo che la guarda e sguardi giocati silenziosamente. Invece Roberta si incazza sempre più per sguardi mai ricambiati e beve, beve in continuazione in questa festa che si avvia alla mezzanotte, senza trovare quell’amore per cui si trova qui. Infine si scola anche una intera bottiglia di spumante quando il ragazzo indifferente si apparta con un’altra. Niente violenza, niente assunzione di droghe, niente amore. “Niente di niente”, dice Valentina piangendo sommessamente mentre il rimmel cola sulle sue guance di ragazzina.

 

“E allora corri, corri come un sogno, fuori strada e fuori sintonia
corri, corri come corre il tempo che ti da’ un minuto e dopo va via….”.

(testo della canzone di Ornella Vanoni/Sergio Bardotti, immagine di Guido Crepax)

Labile

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