Qui, di vigilia, come un soldato romano a guardia delle mura. C’è da tener fuori il nemico, almeno stanotte. A guardia di queste creature in bilico tra il qui e il là, tra l’ora e il sempre, tra il contatto e il ricordo. C’è da tener fuori quella nera signora, a volte con l’inganno e un trucco subdolo, a volte sfidandosi a viso scoperto, con ogni mezzo a nostra disposizione. Siamo coraggiosi ma a volte non basta, e ci assale un timore antico. No, non ora, non oggi, per favore. Non a me. Egoismo dell’angoscia. A volte spavaldi, ma che vuoi da noi?, vattene o sarà peggio per te! A volte invece non siamo nulla, siamo tranquilli, per questa notte è lontana, e ci penseremo domani. E invece ci assale di sorpresa, non ha il coraggio di guardarci in volto: e non eravamo armati.
Qui, di vigilia, come madri antiche a guardare il loro bambino, in notti di febbre, di respiro pesante, in notti di paura per quella paralisi che prendeva all’improvviso, per quel mal di gola che chiudeva il respiro. Sentimento universale di paura per il tuo sangue, la tua carne, terrore e preghiere. Madri anche noi, questa notte prestate ad altri figli, perché altre madri possano chiudere gli occhi un momento, e sperare non sia mai accaduto.
Qui, di vigilia, ad aspettare che sorga il sole, e qualcuno prenda il nostro posto. Che qualcuno controlli i nostri errori, e ci rassicuri che non saranno fatali. Ad aspettare il primo raggio di luce nel buio dei nostri dubbi, e che si alzi la nebbia, e venga giorno pieno a scaldarci.
Qui, di vigilia, a sentirci soli in quell’ora che non è quasi più notte ma non è ancora giorno, quando vorresti chiamare qualcuno a dividere il carico con te, e nessuno può venire, e chiudi gli occhi e li riapri credendo il tempo così passerà prima, ed è sempre lo stesso minuto, la stessa ora.
Qui, di vigilia, quando vorresti essere a casa a dormire coi tuoi, di bambini, e maledici il giorno in cui hai scelto questo lavoro, e poi si fa l’alba, ed è passata ancora una volta, e qualcuno sta meglio, e sai benissimo che altro lavoro non potresti fare.
Picu
bellissimo brano, è talmente reale che sembra il ricordo di una una esperienza vissuta da poco. complimenti Picu.
Gia il termine che hai scelto per indicare il turno di notte e’ particolare ma esatto e poetico. Ma e’ tutto il testo che e’ particolare, tutto imperniato sugli stati d’animo spesso contraddittori che caratterizzano la notte di guardia. Passo ispirato, resa efficace. Grande condivisione.
ml
“Che qualcuno controlli i nostri errori, e ci rassicuri che nonnsaranno fatali”
Stupendo
ml
Bellissimo ed intenso scritto.
Ogni stato d’animo contrastante è inciso sulla pelle di chi scrive e su questa io leggo e capto.
Il titolo ha in sè poesia e concretezza reale.
E’ una vigilia infatti una notte di guardia!
“e sai benissimo che altro lavoro non potresti fare.”
Questo accade quando una persona non fa il pediatra, ma è pediatra.
Grazie
gb
Veramente reale, complimenti. Sei riuscita a trasmettere emozioni profonde. Grazie
TNT69