Cos’è che accade veramente quella volta che ti chiamano in piena notte per il solito incidente stradale, e tu arrivi in pochi minuti, e c’è sul lettino della Tac un ragazzo di diciannove anni privo di conoscenza, tu fai l’esame, ti siedi alla consolle per cercare di capirci qualcosa e sembra tutto a posto, dico sembra perchè scorri le immagini avanti e indietro e tutto sembra a posto ma una vocina dentro ti spinge a continuare a guardare, ti implora di non chiudere la faccenda con un referto negativo mentre tu muori dal sonno e hai voglia di ritornartene a letto, cos’è che accade veramente quando continui a guardare quelle immagini in cui tutto sembra a posto e cominci a sentirti un deficiente perchè anche il tecnico se ne è andato via e dal pronto soccorso aspettano soltanto il tuo via per decidere cosa fare, eppure all’improvviso, proprio quando stai per mollare, ti accorgi che c’è una bollicina di aria accanto al margine del fegato, una bollicina di aria così talmente piccola che se tu avessi eseguito lo stesso esame altre diecimila volte non te ne saresti accorto, e tu sai bene che in quel posto lì non deve esserci nessuna bollicina di aria, cos’è che accade quando afferri il telefono in mano e chiami il chirurgo e gli dici di venire in sezione Tac, poi gli mostri l’esame e gli dici che c’è dell’aria in pancia, e lui ti guarda un pò male perchè neanche lui alle tre di notte ha voglia di andare in sala operatoria e ti chiede, ma sei sicuro, e tu gli dici, si che sono sicuro, lì c’è aria, e allora arrivano gli infermieri con le barelle e il chirurgo ti augura buonanotte e tu gli auguri buon lavoro perchè tu torni a letto ma lui rimane lì a cercare di scrollarsi il sonno da dosso perchè dovrà aprire la pancia di un adolescente alle tre di notte o di mattina, che poi è uguale, cos’è che accade quando imbocchi lemme lemme il corridoio centrale sperando di non aver sparato una cazzata perchè mandare un ragazzo in sala operatoria non è come bere una lattina di aranciata, e dormi male perchè aspetterai le otto di mattina per telefonare al chirurgo, o incontrarlo al bar, e domandargli com’è andata, ma poi è lui che chiama te alle otto e dieci e ti dice, c’era un’ansa intestinale perforata, un buchino millimetrico ma c’era, volevo che tu lo sapessi, e senti nella sua voce qualcosa che da lontano somiglia un pò a sollievo e un pò a gratitudine, e la tensione dentro di te si affloscia come un palloncino bucato?
Insomma, non lo so cosa accade in quei momenti: so soltanto che a volte la diagnosi brillante che ottieni, l’intuizione che risolve un caso difficile, il paragrafo da tre righe che hai studiato mille anni fa e che ti viene in mente senza che tu l’abbia cercato e proprio nel momento giusto, tutte queste cose non dipendono da te ma è come se una mano pietosa te le inculcasse nella testa e ti mettesse a forza sulla retta via.
Quello che voglio dire, in definiva, è che sono davvero convinto che a volte non siano i medici a essere bravi, ma gli angeli custodi ad avere due maroni così.
Gaddo