Solo all’Hospice
appena esco dall’ascensore
e vedo la nostra stanza
la tisaneria – salotto
entro senza neanche saperlo
nel Qui e Ora –
i tavoli da sistemare
sono solo tavoli da sistemare –
e la bella tovaglia fiorita
è solo la bella tovaglia fiorita –
e i bicchieri e i piatti
sono solo bicchieri e piatti –
e salutare infermieri e dottori
viene spontaneo
e senza altri pensieri –
qui il cielo fuori dalla finestra
è solo cielo
cose e persone
sono solo cose e persone
senza aggettivi – giudizi -opinioni
senza fretta, ansia –
porte chiuse ce n’è anche qui
ma gli occhi di ieri
erano finalmente uguali ai miei
forse perché erano
chiari come i miei
e fissavano come i miei –
mentre ironizzavano sulla morte
i nostri occhi si sono fissati –
quei secondi in più
che di uno sguardo fanno un discorso –
è lo stupore che dobbiamo morire
e non c’è scampo.
slowlyslowly
tutta la poesia, apparentemente distaccata e quasi monotona, prepara al finale potente, a quegli occhi che si fanno discorso, a quello stupore senza scampo. piaciuta, ml
grazie mille,fa piacere essere apprezzati, è un pò come essere capiti; c’è una frase di Kerouac che sintetizza bene, a mio avviso, a cosa serve la scrittura rispetto alla sofferenza umana e non:
” Il dolore non sarà alleviato dallo scrivere, ma sarà redento”