Medicina che racconta – 1

Scritta da Herbert Asch su marzo 05, 2014
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foto di GP

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“… in medicina, il paziente racconta la storia della sua malattia al dottore, che ne rimodella gli elementi in forma medica, nel linguaggio della medicina. Il dottore di solito farà delle aggiunte, inserendovi informazioni raccolte mediante domande, esami e analisi. Il risultato dovrebbe essere una storia sensata in cui alla fine tutti i pezzi combaciano a formare una diagnosi univoca.

La storia della malattia, però, non può finire lì. Una volta fatta la diagnosi, il medico deve rimodellare di nuovo la storia che ha creato – la storia che l’ha aiutato ad arrivare a una diagnosi – in una storia che può restituire al paziente. Insomma, deve ritradurla nel linguaggio e nel contesto esistenziale del malato, cosicchè questo possa capire cosa gli è successo e trovargli un posto nella storia più ampia della sua vita. Soltanto quando un paziente capisce la malattia, le sue cause, la sua cura e il suo senso, ci si può aspettare che faccia il necessario per guarire.

(…) Ecco a cosa serve una buona anamnesi. Se fornisce al medico indicazioni sul paziente e sui suoi sentimenti circa la sua malattia, la sua vita e la terapia propostagli, può veramente essere proficua.

(…) Uno degli strumenti più importanti ed efficaci di cui il medico dispone è la capacità di restituire al paziente la sua storia in una forma che gli permetta di capire che cos’è la sua malattia e ciò che significa. Se ci riesce, offre al paziente un dono che lo aiuta ad integrare questa conoscenza nella storia più ampia della sua vita. Attraverso la comprensione il paziente può riacquistare un certo controllo su ciò che l’affligge. Se non può controllare la malattia può controllare almeno in qualche misura la sua reazione ad essa. Una storia che aiuti il paziente a dare un senso a una malattia anche devastante è una storia che può sanare. “

Lisa Sanders -“Ogni Paziente Racconta la sua Storia – L’Arte della Diagnosi” Einaudi ed., 2009

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