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Medicina che racconta – 2

Posted by Herbert Asch on marzo 19, 2014
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foto di NC

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“In fondo, la medicina non può consolare, ma aiuta a raccontare la storia definitiva di una vita. Sapere come una persona è morta rende più facile ricordare com’è vissuta. E una volta che la medicina ha finito di fare quanto può, sono le storie che vogliamo e, da ultimo, tutto quello che abbiamo.”

Lisa Sanders -“Ogni Paziente Racconta la sua Storia – L’Arte della Diagnosi” Einaudi ed., 2009

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Medicina che racconta – 1

Posted by Herbert Asch on marzo 05, 2014
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foto di GP

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“… in medicina, il paziente racconta la storia della sua malattia al dottore, che ne rimodella gli elementi in forma medica, nel linguaggio della medicina. Il dottore di solito farà delle aggiunte, inserendovi informazioni raccolte mediante domande, esami e analisi. Il risultato dovrebbe essere una storia sensata in cui alla fine tutti i pezzi combaciano a formare una diagnosi univoca.

La storia della malattia, però, non può finire lì. Una volta fatta la diagnosi, il medico deve rimodellare di nuovo la storia che ha creato – la storia che l’ha aiutato ad arrivare a una diagnosi – in una storia che può restituire al paziente. Insomma, deve ritradurla nel linguaggio e nel contesto esistenziale del malato, cosicchè questo possa capire cosa gli è successo e trovargli un posto nella storia più ampia della sua vita. Soltanto quando un paziente capisce la malattia, le sue cause, la sua cura e il suo senso, ci si può aspettare che faccia il necessario per guarire.

(…) Ecco a cosa serve una buona anamnesi. Se fornisce al medico indicazioni sul paziente e sui suoi sentimenti circa la sua malattia, la sua vita e la terapia propostagli, può veramente essere proficua.

(…) Uno degli strumenti più importanti ed efficaci di cui il medico dispone è la capacità di restituire al paziente la sua storia in una forma che gli permetta di capire che cos’è la sua malattia e ciò che significa. Se ci riesce, offre al paziente un dono che lo aiuta ad integrare questa conoscenza nella storia più ampia della sua vita. Attraverso la comprensione il paziente può riacquistare un certo controllo su ciò che l’affligge. Se non può controllare la malattia può controllare almeno in qualche misura la sua reazione ad essa. Una storia che aiuti il paziente a dare un senso a una malattia anche devastante è una storia che può sanare. “

Lisa Sanders -“Ogni Paziente Racconta la sua Storia – L’Arte della Diagnosi” Einaudi ed., 2009

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Come eravamo…

Posted by Herbert Asch on dicembre 21, 2013
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Foto di HA

Foto di HA

Ho ritrovato questo ritaglio di un articolo, di vent’anni fa o giù di lì. Purtroppo non ricordo più su quale giornale o rivista fosse stato pubblicato.
Lo avevo tenuto perchè dava molto bene l’idea di come si siano evolute le cure al paziente negli ultimi cinquanta anni. Lo ripropongo adesso, lasciandovi all’ultimo la rivelazione del personaggio cui si riferisce…

Al primo esame del malato è stato accertato quanto segue: il malato sta disteso sul divano, sulla schiena, la testa volta a sinistra, gli occhi chiusi, c’è stata una urinazione spontanea (il vestito è bagnato di urina). Al tentativo del medico di sentire il polso sinistro si è registrato un movimento della mano sinistra e della gamba sinistra. Polso: 78 battiti al minuto. Pressione: 190/110. Il malato è privo di sensi. I movimenti degli arti nella metà destra del corpo sono assenti. In quella sinistra si notano brevi movimenti. Diagnosi: pressione alta, arteriosclerosi generale con prevalente lesione dei vasi sanguigni dell’encefalo, emiplegia nella metà destra del corpo a causa dell’emorragia nel bacino dell’arteria media sinistra, cardiosclerosi, nefrosclerosi. Le condizioni del malato sono estremamente gravi. Indicazioni: regime di degenza e di riposo assoluto. Lasciare il malato sul divano. Applicare mignatte dietro le orecchie, un micoclisma ipertonico (un bicchiere di soluzione di solfato di magnesio al 10 %) Togliere la dentiera. Nessuna alimentazione per oggi. Provvedere a stabilire turni continui, giorno e notte, di un neuropatologo, un terapeuta ed un infermiera. Inoltre, con molta cautela, con un cucchiaino, liquidi, senza che gli vadano per traverso.

Perizia medica sullo stato di salute del compagno Stalin.
Il consiglio dei medici, di cui fanno parte Kuperin, Lukomskij, Glazunov, Tkaciov, Ivanov-Nezmanov, ha condotto alle ore 7,00 del 2 marzo, una perizia medica sullo stato di salute del compagno Stalin.

Stalin è morto il 5 marzo 1953

Herbert Asch

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