neonato

Buona vita

Posted by Gio on novembre 15, 2013
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foto di NC

foto di NC

Questa é la notte dei neonati….

Di quei volti misteriosi per i quali ho deciso di fare il lavoro che faccio.

di quegli occhi che appena vedono il mondo comunicano e con un solo sguardo, quasi sfacciato, sono capaci di dirti senza vergogna tutto il bisogno che hanno degli altri.

Quante altre volte nella vita avrai il coraggio di mostrare tutte le tue debolezze? di piangere per le tue necessità e non vergognartene? quante volte la tua anima sarà cosi nuda, pura e cosi potente come in quei primi giorni di vita?

Stanotte il turno é tranquillo, rarità in questo Policlinico pediatrico di una grande città tedesca dove ogni turno mi costringe all´attenzione massima, dove attraverso la stanchezza continuo a sentire anamnesi e prescrivere terapie in una lingua che non é la mia.

Ma stanotte é una notte magica, solo neonati arrivano nella sala visite.

Noor, dagli Emirati Arabi, una breve visita in Europa per farla conoscere ai nonni e di improvviso una gastroenterite.

Mohammad, primogenito di 2 genitori giovanissimi, spaventati dalle prime difficoltà dell´essere papà e mamma.

Clara, che ha 2 settimane, ma ha un fratello piú grande che le ha regalato il primo virus respiratorio sinciziale e quindi il primo ricovero della sua vita.

Una tavolozza di colori, un miscuglio di lingue.

E poi lui.

La neonatologia mi chiama per fare la prima valutazione di un nuovo arrivato, 40 settimane gestazionali, 3100 grammi, parto spontaneo, maschio, Apgar 10-10.

Perché lo ricoveriamo?

Aspetta di trovare una famiglia, non é riconosciuto dalla madre naturale, é in lista per una adozione.

Eccolo li, roseo, piange, si dimena, succhia con tutta la sua forza il suo primo latte.

“Ho bisogno di tutto!” dice, “ho bisogno di tutto!”.

Ora é in braccio a me, dorme; un neonato che dorme é  la pace.

Si abbandona a me, lui abbandonato, lo stringo… sensazione ancestrale di reciproca appartenenza, di pienezza.

Buona vita piccolo!

Gio

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Ciglia finte

Posted by massimolegnani on gennaio 12, 2013
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Foto di MV

Foto di MV

E poi non mi ricordo che cosa avrei voluto dire, che cosa sentivo spingere appena sotto pelle come la terra smossa da una talpa, affiorano tra l’erba montagnole esatte, segno di un lavoro sotterraneo che non vedi, che cosa mi pulsava come l’infiammazione di un livido recente che ti duole e non ricordi dove hai battuto.

È che oggi non è più ieri e noi viviamo di farfalle, le ali silenziose che ti passano davanti e se ne vanno. A volte te le ritrovi nello stomaco o si mantengono a colori vaghi impressi sulla retina, se sai chiudere le palpebre un momento prima che sia tardi. E ti resta come un gusto sulla lingua, insegui quel sapore che non riesci a definire e nel frattempo sfuma. No, non saprei tradurre ora i pensieri che si affacciavano e sparivano, bolle d’ossigeno che dal buio dei fondali svaniscono appena salgono fino in superficie.

So che pompavo aria in due polmoni ignari che non sapevano che farsene dell’ossigeno e comprimevo un cuore che si manteneva immobile e testardo. Avevo voci intorno, quella febbrile attesa del primo pianto che irrompe con la vita nella sala a trasformare l’ansia in risa. Ma ancora non si ride. Passano i minuti, non avviene la magia di tante volte, e presto arriva il punto in cui la vita diventa più rischiosa della morte. Il primo battito interviene in quel momento, un istante prima della resa. Allora sei costretto ad andare avanti a testa bassa, riprendi questa vita con le unghie e la consegni al bilico del caso.

Questi i fatti, nudi come quel bambino che non voleva vivere. Ma non saprei dire che cosa mi passasse per la testa in quei momenti, ho il ricordo d’impressioni, sensazioni contrastanti, pensieri nobili e ignobili, farfalle e pipistrelli che svolazzavano e svanivano.

E forse è un bene questo silenzio della memoria breve, perché troppi hanno parlato in questi giorni fingendo di sapere esattamente il bene e il male e facendo credere che davvero gli importasse della vita di qualcuno.

A me resta la sensazione di un errore a non essermi fermato un momento prima della vita, che adesso quella vita sarà un calvario lungo che impiegherà degli anni a ritornare morte.  E poi, al polo opposto, ho in mente il senso d’euforia balorda che mi prende dopo e che prescinde dal bene e il male. Non è solo sollievo di cose andate per un certo verso bene, è un assurdo desiderio di compensazione al consumo d’emozione, il diritto ad un rimborso, qualunque sia, le labbra di un’infermiera senza nome che incontravo quando alzavo lo sguardo dal lettino, il sorriso rubato ad occhi sconosciuti, lo sguardo indecoroso su un dettaglio di qualcuna che lascia che io guardi.

Così per qualche ora mi muovo sballottato tra due estremi, poi tutto svapora in un metabolismo accelerato. Oggi mi rimane l’impressione che davanti agli occhi mi siano passate le farfalle ma non ne ricordo più il colore.

 

massimolegnani

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