un contratto

Scritta da folfox4 su dicembre 15, 2010
testimonianze

Sono seduto su una poltrona simile a quelle che usavano negli anni ’60 nelle barberie.
Insieme ad altri 10 come me, uomini e donne.
Sono un medico e potrei dirne, ma sono anche l’ultimo arrivato in questa comunità e sento di dovere rispetto.
Stanno con le spalle girate al mondo a bisbigliare, mentre dalla finestra scrutano con un filo d’ansia lo skyline di Roma – Portuense.
Taccio e ascolto.
Ciascuno racconta del cancro e della propria strada.
Con pudore, senza sbavature, senza personalismi; i fatti, la storia così come è andata per ognuno.
Un racconto al neon come la luce che c’è qui.
Avevo pensato di farla in casa di cura la chemioterapia, per star da solo e non mischiarmi alla gente; questione di stile.
E se vomito? Meglio da soli.
Qui capisco invece che c’è sempre spazio per la dignità.
Perché è vero: la malattia incattivisce ma l’idea della morte seduta sul bracciolo della tua poltrona nobilita.
Insomma: la morte a suo modo è regale e bisogna essere all’altezza.
Il veleno scorre nella cava superiore; protocollo FOLFOX 4, dosaggio controllato, pompa peristaltica, infermiere professionale ma con l’aria di chi si chiede: ” chissà se sai davvero cosa ti (a)spetta, chissà quanto durerai con quella stupida faccia tosta, ne ho visti di ottimismi … chissà se l’anno prossimo sarai ancora vivo”.
Comunque – secondo linguaggio – non perde cortesia, sollecitudine.
E’ Giovanni; sta lì da 10 anni, altri 10 passati in medicina generale.
E’ rasato a zero; forse – allo stesso modo di un nobile ospite – per non mettere in imbarazzo me e gli altri, penso sorridendo.
Intanto il veleno lavora le cellule e mi sento cambiare come in una sorta di Dr. Jeckyll & Mr. Hide girato al rallentatore.
Comincia il respiro ampio, oceanico, lento, ritmico della nausea.
Sulla cresta dell’onda viene il panico.
Da là sotto, da quella montagna d’acqua corporea che sale e si gonfia, può uscire qualsiasi mostro marino; bisogna reggersi o si rischia di volare fuori bordo.
E’ l’annuncio: sono in mare aperto.
I potenziali d’azione lungo i nervi periferici si animano ed è come se su ogni nodo di Ranvier si accendesse un fuoco di Sant’Elmo; il fuoco che i marinai dicono appaia sull’alberatura prima che la barca affondi; un segno di Dio.
Il fuoco si trasmette fino alle unghie e brucia tutto, anche la gola e la lingua.
Alla fine del trattamento, dopo 72 ore di viaggio, si rientra in porto.
Le braccia dolgono; col mare grosso il timone è duro da reggere sulla rotta.
Le gambe pure fanno male a forza di andare su e giù per reggersi in equilibrio e smaltire il terrore del non ritorno.
In bocca il sapore del metallo succhiato per vena e del sale.
Ma è soltanto il primo viaggio; il contratto con la Compagnia è per 12 uscite.
Non conta se c’è tempesta o no, se fa freddo o piove.
Portare il carico come da contratto, questa è la consegna.
“E … ricordi capitano: ha firmato … 53 anni fa … si è impegnato sul suo onore”.
Questo per un uomo di mare è un vincolo forte.
Poi si deciderà; se la Compagnia mi dovesse proporre un altro contratto potrei anche farmi bastare quanto guadagnato fino ad oggi … d’altronde, a ben vedere, non è poco.

Folfox4

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6 commenti

  • widepeak scrive:

    “si è impegnato sul suo onore” è una delle cose più belle che abbia trovato scritte sul cancro: grazie per aver messo per iscritto quello che sento con ottusa volontà da tre anni.
    e buon viaggio

  • GinT scrive:

    Dunque è così che si sta “dall’altra parte” (citazione di un libro scritto da medici pazienti)?
    Mi sono permessa di citare il tuo racconto qui: è un sito di giovani donne e uomini in gamba che hanno a che fare con il cancro:
    http://oltreilcancro.it/2010/11/02/chiarezza/#comment-283
    Io da umile studentessa di Medicina vi ascolto e cerco di imparare un po’ di umanità.
    Grazie

  • MANUELE scrive:

    …sono senza parole…mi hai commosso

  • lupodisteppa scrive:

    Forza capitano non mollare

  • Gea scrive:

    Un uomo di mare ha forza e coraggio nelle tempeste! Auguri.

  • meri scrive:

    Ci sono passata 7 anni fa, è esattamente così, come lo racconti, ma poi si fa strada l’idea che si possa anche guarire e che se si guarisce è perchè si devono imparare delle cose. La vita cambia radicalmente e la gerarchia dei valori assume una configurazione chiara ed essenziale, non c’è più posto per i fronzoli e le inutilità, tutto appare limpido.
    Coraggio, ce la farai!!!

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