Compaiono e scompaiono come figure che escono dai sogni.
Arrivano a sorpresa nelle ore più impensate, non guidano e prendono solo autobus a orari impossibili, quelli da trasporto notturno o quelli della pausa pranzo infinita dei pomeriggi d’estate.
Arrivano sempre accompagnati dai loro abituali problemi, inconfondibili e ormai conosciutissimi.
Di quelli che non capisci mai bene se riguardano la salute del corpo fisico, o di quello mentale o unicamente di quello sociale.
Come Hänsel e Gretel, li immagino così, mano nella mano affiancati nella vita da una fratellanza necessaria e indivisibile, che li porta in Pronto Soccorso con i loro problemi.
Bella allegoria dell’esistenza, povera economicamente ma dignitosa di quella cultura ormai scomparsa, contadini incrollabili di un mondo trascorso che non sopravvive ormai più nemmeno nei film.
Fibrillanti, diabetici e ipertesi, si barcamenano nelle loro giornate piegati alla raccolta di frutti della terra con cui si sostentano, magramente integrati da due misere pensioni sociali.
Di quelle che servono per comprare lampadine da pochi watt, niente frigorifero (“a che serve?”), un solo paio di scarpe, qualche maglietta e pantaloni solo per cambiarsi quando si fa il bucato, casa con poca acqua corrente di quella che basta a lavarsi la faccia.
Il viso che mostrano è quello che confondi spesso, sembrano due gemelli siamesi separati solo nel sesso e da un magro anno di attesa. Oggi quasi identici quando si scambiano i vestiti, o quando li incontro nei pressi della loro casa sul ponte, mentre vado al lavoro e li vedo spingere una carriola carica di improbabili cose raccolte qua e la.
Eppure gentili come sanno essere gentili solamente loro, persone semplici e perfette, di una condizione mentale ormai rara, la tranquilla pazienza del vivere con quello che si è, immersi nel sole, nell’aria e nella pioggia quando arriva.
Senza lamentazioni da inviare e nessun dio da invocare o da maledire.
Solo a chiedere, quando qualcosa vacilla, un aiuto, “Magari piccolo per farci passare questo cuore pazzo e questo rumore nelle orecchie che non ci da pace”.
E poi vanno via, desiderando di andar via, di fuggire quasi furtivi così come sono arrivati.
Svignarsela da questo Pronto Soccorso, per dimenticare di aver bisogno di noi, ringraziando a piene mani, salutandoci come vecchi parenti o almeno sinceri amici e di nuovo avviarsi mano nella mano come i due leggendari fratellini dei Grimm.
“Ah,
cara anatrina,
prendici
sul tuo dorso.”
Udite queste parole, l’anatrina si avvicinò nuotando e trasportò prima Gretel e poi Hänsel dall’altra parte del fiume.
Labile