la macchia

Scritta da alti su ottobre 21, 2010
cronache

Di notti di guardia ne scivolano diverse su queste divise, ti passano sopra, qualche macchia alla fine ce la trovi sempre e per ognuna, per piccola e insignificante che possa sembrare c’è una storia da raccontare.
Ricordo la storia di quella macchia per cui non feci assolutamente niente di importante, quella per cui feci soltanto il mio lavoro e neppure particolarmente bene o male, lo feci e basta.
Certo è che il modo in cui ti poni… beh… qualcosa fa… certo è che l’abito non fa il monaco… però… certo è che di cose che ti fanno incazzare ne vedi tante però puoi mica essere sempre incazzato? Io mi pongo sempre rispettosamente però insomma con un po’ di elasticità due battute anche con le persone che arrivano le faccio con piacere, il mio abito è quasi sempre sgualcito, non so se perché tengo le divise rannicchiate nell’armadietto, i miei piercing e tatuaggi fanno capolino dalla mia divisa e sono quasi sempre incazzato… però…. proprio adesso… mi trovo davanti un pirla di collega che si diverte a correre spingendo la barella e facendo lunghe scivolate con le zoccole e mi chiedo: “ma sono io che non sopporto proprio più niente o ci siamo completamente persi? Vorrei proprio che provasse ad immedesimarsi un secondo nel mondo reale, quello in cui anche la crisi d’ansia in questo momento si crede di avere, come minimo, un infarto e un pirla le passa davanti divertendosi a fare le scivolate… mah… torniamo alla macchia… cosa dicevo? Mac… chia. Ah…. si, quella macchia è comparsa sulla mia divisa una notte in cui, dentro questo bellissimo, magnifico, spettacolare pronto soccorso ci saranno state 35, 40 barelle, un buon numero per renderle difficilmente gestibili, età media 80 anni, tutti completamente schierati o in degenza o lungo i muri del corridoio, categoricamente spondine alzate, cercate di non fare rumore mentre vi soffiate il naso, vietato parlare con il vicino, vietato l’accesso ai non addetti, vietato fumare, vietato pensare, vietato interrompere il personale mentre lavora, vietato chiedere qualcosa al primo che passa, di divieti ne mettiamo tanti è che poi li dimentichiamo… dovremmo mettere il divieto di fare le scivolate con le zoccole perché il pirla di prima non ha mica ancora smesso… cosa dicevo? Divieti… mac… chia. Ah… si… età media 80 anni e si sa, gli uomini di 80 anni, anche se sulla barella, anche se è vietato, la pipì la devono fare lo stesso e la prostata grande come un’arancia di certo non aiuta. A me i divieti non piacciono proprio per niente, anzi sono uno di quelli che se ne vedono uno vengono immediatamente risucchiati verso l’imponente ed inarrestabile desiderio di infrangerli… domani se mettono il divieto mi metto a fare lunghe scivolate spingendo barelle… lui non ha ancora smesso ma di sicuro smetterebbe… quella macchia, dicevo, comparve perché facendo scendere l’ottantenne incartapecorito che deambulava con il bastone ed aveva un’anamnesi patologica remota comprendente tutte le patologie citate nell’Harrison, quello che nessuno dei miei colleghi si era degnato di fare scendere per tutto il pomeriggio quello che è stato spogliato, munito di pannolone e che se non riesce a pisciare nel pannolone o nel pappagallo si becca pure il catetere, quello che non smette di chiamare un attimo perché sta pipì proprio non la vuole fare… insomma quello che più di tutti spacca i maroni… e beh, io quello l’ho fatto scendere… da solo… non ho dovuto chiamare i pompieri, l’elisoccorso, allertare la direzione sanitaria, l’emodinamica, la stroke unit… niente di che, al massimo avrò infranto un’ottantina di divieti ma così andiamo in pari con i suoi anni, l’ ho fatto scendere, gli ho tolto il pannolone, il camice a fiori azzurri che tiene scoperte tutte le natiche, l’ho accompagnato in bagno a fare una gran pisciata, gli ho messo il suo pigiama, ho dedicato forse tre minuti del mio prezioso e stipendiato tempo, l’ho riaccompagnato sulla barella e nel fare tutto questo una piccola macchia di sangue proveniente dal suo accesso venoso ha sporcato la mia divisa… è piccola, infinitesimale… insignificante ma, ci siamo guardati negli occhi, ci siamo ringraziati con un bel sorriso, lui perché l’ho trattato da uomo e non da cretino… come sto trattando il deficiente che nonostante tutto continua a fare le scivolate… io perché ho fatto qualcosa che non si aspettava, qualcosa di premiante, qualcosa che a suo parere andava oltre quello che mi era richiesto… oltre cosa? Oltre quel cretino che a forza di fare scivolate é finalmente caduto?

alti

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2 commenti

  • tiziana scrive:

    che dire?un medico,un uomo..
    Poteva essere mio padre quell’uomo che hai aiutato…gli hai dato la giusta dignità, negata quando imbocchiamo il viale del tramonto.

  • pat56 scrive:

    A volte basta poco,ma per chi si trova in certe situazioni quel poco fa una grandissima differenza…

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