l’anestesista

Scritta da Herbert Asch su dicembre 03, 2008
grandi autori

“L’anestesista, Nakash, aveva voglia di chiacchierare con me. Era sui sessantacinque, asciutto e ossuto, e la tonsura bianca intorno alla testa pelata contrastava simpaticamente con la tinta scura della carnagione. (…) In India avevo visto non poche persone che me l’avevano ricordato e che mi avevano ispirato istintiva simpatia. Hishin (il capo chirurgo) lo stimava e amava lavorare con lui, anche se non era l’anestesista di maggiore spicco. «Nakash non sempre capisce cosa succede durante l’operazione – diceva alle sue spalle – ma è sempre vigile, anche in quelle che durano dieci ore. E questa è la cosa più importante. Perchè il paziente si abbandona non nelle mani del chirurgo, bensì in quelle dell’anestesista». (…)
Nakash mi chiese se ero interessato a un po’ di lavoro privato, cioè a fare da assistente nelle operazioni cui partecipava in una clinica. (…)
«Ma non ho nessuna esperienza in anestesia», osservai stupito.
Al che Nakash spiegò che la specializzazione in anestesia era alla portata di chiunque, la parte tecnica era facile e la si assimilava rapidamente, mentre la cosa più importante era non abbandonare l’anestetizzato, pensare anche alla sua anima, oltre che al suo respiro. Mentre il chirurgo e la sua squadra durante l’operazione sono concentrati esclusivamente su un angolino del corpo, l’anestesista è l’unico che pensa sempre al paziente nella sua integrità, e non come insieme dei vari elementi. L’anestesista è dunque il vero medico interno, mentre il chirurgo fruga avidamente nelle viscere.
«Credimi, in vita mia ne ho visti tanti di chirurghi. Chi li conosce meglio di me? Ma ti ho visto un po’ all’opera e non fa per te. Il tuo bisturi è titubante, perchè pensa troppo. Non perchè ti manchi l’esperienza, ma perchè sei troppo responsabile. E in chirurgia non ci si può permettere di essere troppo responsabili, perché così non si va avanti, non si fa nulla. Bisogna prendere il coltello in mano: per ridurre a pezzi un essere umano e fargli ancora credere che sia un toccasana. Bisogna davvero essere un po’ ciarlatani e un po’ giocatori d’azzardo».”
da “Ritorno dall’India” di Abraham B. Yehoshua.

Herbert Asch

Tags:

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>